Dalle tradizioni di famiglia al territorio, fino agli omaggi femminili. Il Veuve Clicquot è legato alla vedova Madame Barbe-Nicole Ponsardin, Vipt è un’espressione dialettale, mentre un Brunello di Montalcino…
di Alberto Vito
L’Istat fornisce molti dati riguardanti l’evoluzione sociologica del nostro paese. Alcune tabelle fornite dal nostro Istituto di Statistica sono prevalentemente oggetto di studio specialistico, ma vi sono alcune curiosità interessanti e divertenti per tutti. Sapete ad esempio quali sono i nomi più diffusi tra i neonati del 2022?
Con sorpresa ho scoperto che Leonardo è il nome più frequentemente attribuito ai maschietti, ben 7888. A grande distanza vi sono Francesco (4823), Tommaso (4795), Edoardo (4748) e Alessandro (4729). Leonardo resiste come nome più prescelto dal 2018. Riguardo alle bambine è Sofia il nome prediletto (5465), seguito a breve distanza da Aurora (4900), Giulia (4198), Ginevra (3846) e Vittoria (3814). Lo scorso anno i primi 4 nomi femminili erano identici, mentre Beatrice e Alice superavano Vittoria.
Va detto che permane una forte differenziazione regionale, in quanto la scelta del nome è influenzata da fattori culturali e familiari. Così, e forse questo spiega il mio stupore, Leonardo è diffuso soprattutto al nord, mentre al sud è tuttora Francesco il nome più adottato in 4 regioni, mentre in Campania prevalgono gli Antonio.
Nonostante ci siano quasi 26mila nomi diversi per i bambini e poco meno di 25mila per le bambine, in pratica la scelta del nome spesso si concentra su quelli più noti. Infatti, i primi 30 più diffusi coprono complessivamente quasi il 44% di tutti i nomi attribuiti ai maschi e quasi il 38% di quelli alle femmine.
Qualche anno fa vi era la moda dei nomi ispirati a personaggi televisivi stranieri: Jessica sta scomparendo (1166 nel 1999 e solo 59 nel 2022) e, parere personale, questo non è un male. Anche le Marica se la passano male (più di 300 nel 1999 e appena 37 nel 2022), mentre in Campania ormai nascono certamente più Diego (2824) che Gennaro (310), facendo riferimento ai dati nazionali del 2022.
Dal sito dell’Istat, si può anche scoprire l’evoluzione negli anni di alcuni nomi specifici. Così, ho scoperto che Alberto sta diventando sempre più desueto (erano quasi 2000 i bambini nati nel 1999 a cui è stato dato il mio nome, mentre sono appena 524 nel 2022, con un calo del 75% in poco più di due decenni), mentre per la gioia dei miei nipotini sono in notevole aumento gli Enea (appena 70 nel 2000 e ben 2314 nel 2022) e le Penelope (solo 12 nel 2000 e 300 nel 2022). Anche i Luca (omaggio al direttore) sono in sensibile calo: erano 7799 nel 1999 e solo 1464 nel 2022).
Il dato statistico più importante, fuori dagli scherzi, è che in Italia prosegue il calo delle nascite, ormai costante da diversi anni. Nel 2022 sono nati 393.000 bimbi, dato molto distante dai 576.659 del 2008, anno record per la nascita di bambini nel nostro secolo. La diminuzione è da attribuire per la quasi totalità al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, mentre si va attenuando pure l’effetto positivo sulle nascite determinato dalla popolazione straniera. Ma questo è un altro discorso.
E invece, come si sceglie il nome di un vino? Si tratta di una valutazione non banale, insieme a quella dell’etichetta, capace di condizionare il successo di un prodotto. Ma non è solo questione di marketing: la scelta del nome, proprio come per le persone, fa riferimento a un’identità ben precisa che talvolta affonda le radici in storie familiari plurigenerazionali. Molto spesso si fa riferimento a vitigni o a zone di produzione, ma non mancano dediche romantiche, omaggi agli strumenti di lavoro dell’arte vinicola o altre curiosità. L’esempio più noto è certamente quello del “Veuve Clicquot”, letteralmente: Vedova Clicquot, in onore di Madame Barbe-Nicole Ponsardin che nel 1805, a soli 27 anni, prese in mano la Maison dopo il suicidio del marito e nel 1818 realizzò il primo Champagne Rosé e la prima cuvée millesimata di sempre, rinnovando anche l’arte dell’imbottigliamento.
Sono diversi i vini il cui nome è dedicato a un personaggio femminile: il Mariella Rosé Contadi Castaldi, dono alla madre del rinomato gruppo bresciano; il Buttafuoco Tre Donne Clilele acronimo nato dall’unione delle iniziali di Claudia, Ileana ed Eleonora, e il bianco Lady Ginevra, entrambi prodotti dalle Cantine Giorgi e il Brunello di Montalcino Diletta, prodotto dalla cantina al femminile Col di Lamo. Solo per citarne alcuni.
Concludo citando Vipt, un Piedirosso 2021 prodotto dalle Cantine Olivella che, con un simpatico gioco di rimandi, contiene ben tre significati. Vipt in dialetto partenopeo è il participio passato del verbo bere e indica anche una bevuta, ma è anche l’acronimo di Vino Piedirosso Tipico. Ma pochi sanno che il nome è anche un omaggio all’artista internazionale Carla Viparelli, che ha concesso l’immagine di una sua opera per l’etichetta.
Alberto Vito
Psicologo, Psicoterapeuta familiare, Sociologo. Dirige l’UOSD di Psicologia Clinica degli Ospedali dei Colli di Napoli. Didatta della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare. E’ stato Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli. Autore di diversi volumi, di cui l’ultimo è 88 Divagazioni. Psicologia, ricordi e altri pensieri, edito da La Valle del Tempo (2023).