Le ricerche più recenti sull’impatto dei viaggi spaziali sul corpo umano, rivelano che questa associazione di alimenti possa supportare il sistema immunitario, riparando dagli effetti dannosi delle radiazioni cosmiche e della microgravità
di Emma Pagano
Era il 12 aprile 1961 quando Yuri Gagarin, cosmonauta sovietico, compì il primo volo orbitale intorno alla Terra a bordo della navicella spaziale Vostok 1, segnando una pietra miliare nella storia dell’esplorazione spaziale. Ma forse non tutti sanno che, con sé, aveva portato qualcosa cui non poteva proprio rinunciare: una barretta di cioccolato. Più che un peccato di gola, rivela oggi la scienza, un inconsapevole atto di salute, che avrebbe contribuito a proteggerlo dai dannosi effetti dei viaggi cosmici sull’organismo umano.
Da quel primo viaggio orbitale, infatti, sono trascorsi decenni di ricerca che hanno evidenziato l’impatto drammatico che le intense radiazioni cosmiche e la microgravità provocano, alterandole, sulle funzionalità del corpo. Una serie di studi pubblicati sulla rivista ‘Nature’ ha rivelato che il tempo trascorso nello spazio agisce sul sistema immunitario, la pelle, la lunghezza dei cromosomi, l’attivazione dei geni, il microbioma intestinale, il sistema riproduttivo, gli ormoni, il sangue, la funzionalità epatica e l’efficienza renale, provocando problemi di salute come atrofia muscolare, osteoporosi, vista indebolita e calcoli renali.
Secondo uno studio della Cornell University e del Buck Institute negli Stati Uniti, inoltre, la microgravità in quota altera specifici percorsi per un’immunità ottimale e impedisce alle cellule che uccidono le infezioni di funzionare correttamente.
Ma se l’impatto a lungo termine dei viaggi spaziali sulla salute umana è indubbiamente problematico, non basta a frenare il desiderio dell’umanità di espandere sempre più i nostri orizzonti. E, secondo una recente ricerca , i successori di Gagarin che sperano di colonizzare la Luna e Marte potrebbero trovare vino rosso e cioccolato fondente nei loro menù. Lo studio – condotto sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) – sottolinea che le sostanze chimiche presenti in questi due alimenti possono aiutare le persone a far fronte allo stress fisico dei viaggi spaziali, grazie all’abbondanza di composti chiamati flavanoli, i benefici dei quali – per la salute – sono ampiamente sostenuti dai nutrizionisti e che sono stati trovati efficaci nel mantenere il corretto funzionamento del sistema immunitario nello spazio.
I flavonoli, presenti in alte concentrazioni in una gamma di alimenti colorati, tra cui cipolle, cavolo riccio, uva, capperi e bacche, oltre che nel vino rosso e nel cioccolato fondente, contengono antiossidanti: tra questi, la quercetina, un tipo di flavonolo molto diffuso, è stato in grado di invertire il 70% delle modifiche genetiche responsabili dei problemi immunitari nello spazio.
“Grazie ai benefici pronunciati che la quercetina ha mostrato nel normalizzare le patologie indotte dalla microgravità, prevediamo che altri flavonoli possano avere benefici simili”, ha detto al ‘Telegraph’ il dottor Daniel Winer, autore dello studio presso il Buck Institute. “Il vino rosso e il cioccolato fondente contengono un’ampia gamma di flavonoli, inclusa la quercetina, quindi il loro consumo nello spazio potrebbe offrire un importante beneficio per la funzione immunitaria”.
Altre sostanze chimiche che favoriscono il sistema immunitario umano nello spazio includono zinco, magnesio, e catechine simili a quelle presenti nel tè verde: “La quercetina sarebbe un buon punto di partenza per gli astronauti e le future missioni spaziali potrebbero potenzialmente puntare a includere più alimenti ricchi di quercetina”, ha aggiunto il dottor Winer.
Per chiari motivi, i primi astronauti ad assumere flavanoli nello spazio potrebbero farlo sotto forma di capsule: il team che ha pubblicato il suo studio su ‘Nature Communications’ ora sta lavorando alla creazione di “nutraceutici spaziali” che potrebbero formare la base per una possibile dieta degli astronauti.
Tuttavia, gli abitanti futuri della Luna e di Marte dovranno essere autosufficienti per molte delle cose necessarie per vivere e prosperare, in particolare il cibo. Da anni, sulla Stazione Spaziale Internazionale vengono coltivati alimenti che gli astronauti consumano regolarmente. Tra questi, secondo’ Wired’, gli scienziati hanno già coltivato uva, per scoprire se l’esposizione alla microgravità e alle radiazioni può creare viti più resistenti. Un altro esperimento, con cui sono state conservate a bordo dell’ISS per un anno 12 bottiglie di Bordeaux, prodotte dalla cantina Petrus – di cui una bottiglia, rientrata sulla Terra, è stata battuta all’asta da Christie’s per un milione di euro – ha rilevato che il vino invecchia a un ritmo più veloce in microgravità rispetto che sulla Terra.
Sarà lo spazio la prossima frontiera della viticoltura? A dircelo saranno la scienza e l’inarrestabile sete di conoscenza dell’uomo. Ci accontentiamo intanto della dolce certezza che, ovunque andremo, non dovremo rinunciare a vino rosso e cioccolato. Un connubio veramente “spaziale”.
Emma Pagano
Emma Pagano, italo-americana, pratica l’amore per le parole in due lingue, tra comunicazione, traduzione e organizzazione di eventi culturali. Responsabile della Comunicazione di MWW Group, coordina il progetto Vendemmie assieme al team.