Adagiato sulle pendici del Monte Cidneo, con radici che risalgono all’XI secolo, è un perfetto esempio di integrazione che comprende agricoltura e tutela ambientale
di Maria Vittoria Sparano
Adagiato sulle pendici del Monte Cidneo, con radici che risalgono all’XI secolo, è un perfetto esempio di integrazione che comprende agricoltura e tutela ambientale
Adagiato all’ombra di un castello medievale, si estende su un terreno di quattro ettari e racconta una storia che affonda le sue radici nel lontano 1037: è il vigneto Pusterla, il vigneto urbano produttivo più grande d’Europa.
Nel cuore della città di Brescia, sul fianco nord del Monte Cidneo, il vigneto Pusterla vanta una storia lunghissima e caratterizzata da vicende più o meno note. La prima notizia della sua esistenza risalirebbe all’undicesimo secolo, pieno Medio Evo, ed esattamente al 15 luglio 1037, data del Diploma che certifica la concessione dell’imperatore Corrado II all’allora vescovo di Brescia, Odorico, di una grandissima zona che comprendeva diversi terreni, alcuni dei quali situati proprio nell’area del Monte Cidneo, sulla cui sommità già si trovava il castrum longobardo, e vicinissimi a quelli del monastero di Santa Giulia, le cui monache erano dedite alla coltivazione della vite per la produzione di vino.
Con le inquisitiones del Comune del 1225 si informa ufficialmente che parte dei terreni in prossimità del Monte Cidneo è occupata da vigneti oltre che da boschi. Nei secoli successivi le vigne attorno al Castello di Brescia compaiono in due importanti raffigurazioni: un acquerello su pergamena del 1472, conservato presso Biblioteca Queriniana di Brescia, e, qualche secolo dopo, l’incisione di una grande veduta di Brescia, opera di Domenico Carboni, datata 1764.
Oggi la notizia certa è che il vigneto Pusterla è in produzione e dal 2020 è stato acquisito da Emanuele Rabotti, patron della nota cantina di Franciacorta Monte Rossa, che si è innamorato di questo piccolo patrimonio storico e ha deciso di rivalutarlo e tutelarlo allo stesso tempo, perché oltre alla storia straordinaria, questo vigneto, conserva un’uva rarissima, tipica del territorio e quasi del tutto scomparsa.
Si chiama Invernenga, alcuni la chiamano Invernesca, Brunesta o Bernestia, ed è una varietà autoctona del territorio di Brescia, ormai quasi introvabile nei vigneti della zona, se non per pochissimi filari; fortunatamente è stata preservata nel vigneto Pusterla e occupa tutta la sua estensione: quattro ettari di un vitigno quasi scomparso non sono affatto pochi e rappresentano un patrimonio storico e ampelografico dal valore enorme, tant’è che nel 2007 Slow Food ha attribuito al vigneto Pusterla il titolo di “Patrimonio Storico della Cultura Agroalimentare Ambientale”.
All’interno del vigneto ci sono piante storiche a piede franco – che non sono state attaccate dalla fillossera tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 e non hanno quindi avuto bisogno di essere innestate sulla vite americana –, altro elemento di grande valore, di un’età che varia tra gli ottanta e i cento anni, e sono ancora felicemente produttive: gli acini sono succosi con la buccia spessa e un colore giallo-verde, arrivano a maturazione tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, si tratta quindi di una varietà a maturazione tardiva e il suo nome deriva dal fatto che l’uva, proprio per la sua buccia resistente, potesse essere mangiata anche nei mesi invernali, molto tempo dopo la vendemmia.
Il vigneto Pusterla racchiude in sé tutte caratteristiche rare che ne fanno un vero e proprio gioiello, un unicum del mondo vitivinicolo italiano e internazionale, ma esistono anche altri vigneti urbani che nel tempo sono stati recuperati, messi in produzione e oggi riuniti nell’associazione U.V.A., Urban Vineyards Association, nata nel 2019, che si occupa di tutelare il patrimonio rurale, storico e paesaggistico rappresentato dalle vigne urbane, quei piccoli pezzetti di terra, sfuggiti all’urbanizzazione spesso selvaggia e che conservano una storia eccezionale e rappresentano la volontà di restituire uno spazio verde alle metropoli. Oggi le vigne urbane associate sono tredici e sono sparse in tutto il mondo, da Lione a Barcellona, da Siena a Venezia, passando per Salonicco fino a sconfinare oltreoceano nella Grande Mela. In Italia, oltre alle città già citate, si trovano anche a, Milano, Palermo, Catania e Bergamo.
Maria Vittoria Sparano
Laureata in Lettere Classiche, sommelier professionista con esperienza in importanti sale stellate e docente per corsi di avvicinamento al mondo enoico. Ha collaborato con i più importanti e-commerce italiani di vino ed è sempre alla ricerca di piccoli produttori di grandi bottiglie.