Seconda edizione dell’Expoforum al Lingotto Fiere, 3 giorni ricchi di eventi food&beverage, più di 200 espositori e la selezione per la finale del Bocuse d’Or
di Daniele Alessandrini
La ristorazione professionale italiana si è data appuntamento al Lingotto Fiere di Torino per una 3 giorni dedicata ai professionisti del settore, con l’organizzazione di GL events Italia.
La seconda edizione di Horeca Expoforum, evento dedicato allo sviluppo e all’innovazione delle aziende che gravitano nel mondo del food & beverage e dell’ospitalità, è stata una ghiotta occasione per avvicinare le realtà vinicole presenti nell’hub torinese.
Visitando gli stand degli 200 espositori – produttori o distributori di bevande o alimenti e una grande quantità di realtà imprenditoriali parallele (progettazione, arredi, servizi, attrezzature, tecnologia) – è stato facile cogliere l’importanza dell’Horeca per l’economia italiana e comprendere il grande interesse da parte del lobbying internazionale in sede di Unione Europea per questo segmento di mercato.
A tal proposito, è auspicabile che le realtà della comunicazione e dell’informazione mettano a frutto ogni occasione per sottolineare e ribadire le inestimabili risorse del nostro Paese, spesso dimenticate: prerogative che tutti riconoscono all’Italia. Tra eventi vari e show-cooking, un’attenzione particolare è stata rivolta alle selezioni italiane per la prossima edizione del Bocuse d’Or, il concorso mondiale di cucina fondato dal grande cuoco francese Paul Bocuse, la cui finale si svolgerà dal 21 al 25 gennaio 2027 a Lione. A coordinare la tappa italiana della competizione all’interno degli spazi della Federazione Italiana Cuochi è stata la stessa Fic insieme all’Accademia Italiana del Bocuse d’Or.
La gara ha visto il successo di Matteo Terranova, chef varesino del ristorante stellato “La Stüa de Michil” di Corvara in Badia. Premio per il miglior commis a Riccardo De Palma, assistente di Alberto Assiè nel torinese Ristorante del Cambio, anch’esso stellato.

Armenia, terra di vini tra storia e futuro
Tornando a un tema caro al nostro magazine, raccontiamo un’esperienza vissuta nello spazio espositivo del distributore “Ristopiù Piemonte”. Non capita tutti i giorni di bere vini provenienti dalla terra che verosimilmente diede i natali al vino migliaia e migliaia di anni fa: ci riferiamo al Caucaso e in particolare alla produzione armena.
Harutyun Vopanyan è importatore e distributore armeno di vini della propria terra, nonché titolare di “Casa Armenia” a Torino, un ristorante che da 5 anni è ponte immaginario tra due Paesi culturalmente vicini. Dopo esperienze di vita e di lavoro all’estero, Harut ha deciso di stabilirsi in Italia con la sua famiglia “perché mi trovo bene con la gente di qui”, dice.
Al principio fu… il piede franco. In Armenia la fillossera non è mai arrivata e i quasi 500 vitigni autoctoni sono saldamente ancorati al terreno: i più importanti rossi sono l’Areni (il principale), il Karmrahyut, il Kakhet e tra i bianchi il pregiato Voskehat e il Kangoun.
Assieme alle botti, molte anfore vengono usate per l’affinamento come nel passato più remoto, in un contesto ambientale che potremmo definire di coltivazione eroica. Molti vigneti sono stati recuperati negli ultimi anni e sorgono in altura, in un clima che sbatte in faccia ai viticoltori locali temperature oscillanti tra i -20 e i +40 °C nell’alternanza delle stagioni. Un’uva capace di superare test così selettivi non può che avere grande potenzialità: lo abbiamo toccato con mano, assaggiando i vini della !Cantina Voskevaz”, con quasi un secolo di storia e sita nell’omonima piccola località vicina alla capitale Yerevan.
L’Urzana è un bianco secco poco alcolico, vinificato in acciaio da uve Muscat Vardabuyr, varietà armena di Moscato coltivata a 1.300 metri sul livello del mare: un vino del 2018 con bassa acidità e soave finale di frutta secca e agrumi. Il Voskepar 2017, da vigneti di Voskehat siti a 1.600 metri, è invece fermentato e affinato in botti di rovere non nuove.
Passando ai rossi, il Nuraz 2019 è prodotto con uve Kakhet e Haghtanak mentre l’accogliente, caldo e fruttato Haghtanak in purezza – collezione Karasi 2017 – prende vita fermentando nelle tradizionali anfore (karas) per poi affinare in legno non nuovo.






Solidarietà e lotta agli sprechi
Da un possibile protagonista della sezione internazionale di Milano Wine Week (l’8a edizione si svolgerà il prossimo ottobre) torniamo alle realtà nostrane di Horeca Expoforum, registrando la soddisfazione delle aziende protagoniste e dei 13.000 operatori di settore che hanno animato la fiera torinese.
In tema di solidarietà, uno spazio importante è stato riservato al progetto della fondazione milanese Arca – che dal 1994 aiuta persone in stato di grave povertà ed emarginazione sociale – e all’iniziativa Panatè GliEvitati, una cooperativa del cuneese nata nel 2023 operante nell’ambito dell’economia carceraria per realizzare prodotti da forno artigianali di alta qualità con l’impiego di detenuti.
L’Associazione Panificatori di Torino e Provincia ha invece presentato il nuovo progetto “Pane e Sport” in ottica “Cortina 2026”, proposte di pane integrale e olio come alimentazione ideale per gli sportivi.
Per combattere lo spreco di cibo, in collaborazione con il Banco Alimentare del Piemonte è stato allestito uno spazio per la raccolta dei prodotti non utilizzati dagli espositori all’interno dei 14.000 mq di area espositiva di Lingotto Fiere. Gli alimenti recuperati ogni sera sono stati distribuiti il giorno successivo a persone in difficoltà tramite organizzazioni territoriali.

Daniele Alessandrini
Torinese apolide, sommelier in cerca d’autore, operatore dell’informazione enogastronomica se dietro bottiglie o piatti c’è un’anima nobile da svelare