L’Aglianico entra nel mito e si ispira al più noto dei ciclopi, senza occuparsi troppo della forma…
di Nello Gatti
È nella profonda Irpinia, dove le colline hanno gli occhi e vigilano i vigneti nascosti tra i boschi, ogni notte, al calare delle tenebre, una croce piantata sul terreno risveglia il ciclope venuto dalla Grecia per appropriarsi della sua nuova terra: Contrada Trinità.
E quindi nel nome del Padre e poi del figlio, il sacro rito inizia con la comparsa di Poliphemo tra le vallate di Paternopoli, dove il sangue delle vecchie vigne addensa il serbatoio dove Luigi Tecce lavora l’Aglianico tramandato prima dal nonno e poi dal padre. L’oscurità del mosto cerca di coprire un carattere rude e dei gesti inconsulti, mentre incisi sul retro etichetta sono fissati gli inviolabili divieti se ci si vuole avvicinare a questo tipo di bevuta:
NO Lieviti selezionati
NO Enzimi
NO Batteri malolattici
NO Tannini aggiunti
NO Disacida
NO Chiarifica
NO Filtrazione
NO Gomma arabica
Impavidi nel voler affrontare il mostro a un occhio solo, lo scontro non avviene solo attraverso un sorso di vino complesso, graffiante e in continua metamorfosi, ma verso un disciplinare che diventa carta da camino quando il produttore decide di liberarsi del fardello burocratico per poter ammaestrare la sua creatura mitologica in piena libertà, senza l’aiuto nè il giudizio di nessuno. Per questa azione, o bravata a seconda dei punti di vista, gli sarà revocata la dicitura Taurasi DOCG, la più antica del sud Italia ma lui, il poliedrico “viticultore” irpino, saprà affrontare egualmente le sue annate e le sue vendemmie, sempre in compagnia e mai in balia del suo Poliphemo, da quest’anno diventato addirittura un brand di eyewear,
Che il vecchio ciclope abbia cominciato a vedere con due occhi?
Mario Rossi
Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all’estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.