La giovane oste, miglior Enotecario d’Italia 2024, difende il lato romantico del mestiere: «Il vino viene messo sul podio e poi demonizzato. Il consumatore andrebbe sempre guidato, soprattutto dopo il terrorismo mediatico creato sul nuovo codice della strada. un buon calice è memoria, non competizione”
di Nello Gatti
Giovane, appassionata e con diversi riconoscimenti e certificazioni alle spalle, Silvia Angelozzi è la new age di una professione in veloce metamorfosi, quella dell’oste. Gestisce a due passi dal mare Bellariva Bistrot insieme alla famiglia e proprio grazie alla sua dedizione, si è aggiudicata nel 2024 il riconoscimento di “miglior enotecario d’Italia” nella sezione mescita. Ma oltre il vino, il pensiero culturale deve fronteggiare diversi ragionamenti di natura economica e in previsione con le nuove tendenze di mercato. Quale sarà il punto di vista di chi oggi vive tra domanda e offerta in una località di mare?
Silvia, oggi si parla molto di vini no-alcol e di alternative al vino tradizionale. Pensi che questo trend possa essere una moda passeggera o una vera e propria evoluzione del settore? E quanto incide la richiesta del consumatore rispetto a scelte politiche o regolamentazioni?
Personalmente faccio fatica a credere che la plurinarrata bevanda degli dei, meglio conosciuta come Vino, possa essere vittima di uno stravolgimento così incisivo come il mondo del No-Alcol. Il consumatore lo trovo sicuramente incuriosito, ma vittima di terrorismo psicologico per le leggi vigenti in materia di sicurezza stradale, cha causano confusione e poca disciplina nel bere bene. Il mio personale mercato ancora non risente di questo tipo di richiesta, certa che sia una fase transitoria, e lontana fortunatamente dalla legislazione delle più grandi denominazioni Italiane quali DOC e DOCG.
Con le nuove normative sul codice della strada, il vino sembra essere ancora più stigmatizzato. Come credi che le restrizioni legate alla guida influenzino il consumo di vino e la sua percezione nella cultura popolare? Hai notato dei cambiamenti in questo breve periodo a riguardo?
Il cambiamento che ho notato dall’introduzione degli inasprimenti legati al codice della strada è legato alla fascia diurna, dove si é registrato un calo dei consumi di bevande alcoliche in generale. La fascia serale e le occasioni di festa non hanno subito nessuna contrazione, piuttosto il consumatore beve responsabilmente o preferisce mettere alla guida un componente del tavolo che risulta in linea con i limiti. Ci tengo a precisare che il nuovo regolamento, come anche il precedente, non penalizza chi beve vino, come i media tendono a demonizzare, bensì condanna chi alla guida presenta condizioni alterate anche legate all’alcol, ma di qualsiasi tipo. Perché prendersela con il Vino? Superalcolici, spirits e amari se li sono dimenticati tutti?
Il vino viene spesso accusato di essere la causa di problemi legati alla salute, al consumo eccessivo e a dinamiche sociali. Credi che il vino venga ingiustamente demonizzato, soprattutto a confronto con altri alcolici? Cosa potrebbe fare il settore per ribaltare questa narrazione?
Il vino viene demonizzato perché crea business, e di conseguenza viene messo sul podio. Di vino ne parla chiunque, su qualunque canale di comunicazione, tutto alla portata di tutti. Questo crea economia e allo stesso tempo, fa notizia, incidendo sulle scelte del consumatore finale, impreparato e condizionabile

Le normative legate al vino si stanno evolvendo, ma i consumi e i comportamenti degli italiani sembrano rimanere radicati in tradizioni secolari. Quanto è difficile trovare un equilibrio tra leggi stringenti e la libertà di godere di un buon vino senza restrizioni eccessive?
Il problema è la qualità delle informazioni che circolano; la maggior parte legata all’aspetto commerciale del prodotto, alle esigenze di mercato e agli schieramenti di “genere”, che come fine ultimo hanno l’unico scopo di prevaricare gli uni sugli altri, senza rendersi conto che la confusione che generano crea spesso solo imbarazzo. Bianchi vs rosati, fermi vs bolle, convenzionali vs naturali, gonne vs pantaloni, alti vs bassi e clericali vs atei. Non funziona così. Il cliente va educato alla ricerca e al perfezionamento del suo gusto, legato alla salubrità del prodotto e al piacere che nelle sue occasioni migliori può creare. Il resto è tutta fuffa.
Ritieni che il tuo ruolo dell’oste e sommelier debba essere puramente educativo, oppure anche fortemente orientato alla vendita? Come gestisci il bilanciamento tra dare un consiglio autentico e soddisfare le aspettative del cliente che magari non conosce bene il prodotto?
Alla vendita sono una persona trasparente ed empatica, l’obiettivo è uno solo: stimolare il cliente, conquistarlo e creargli una memoria legata a quell’acquisto. Cerco prima di tradurre l’esigenza della persona che ho davanti, come leggere il suo gusto, scelgo la bottiglia che sento rappresentarlo al meglio e lo coinvolgo con uno storytelling onesto e sintetico. I venditori devono essere persone affidabili e preparate, come i bravi avvocati. L’educazione al consumo deriva da questo, è tutto nelle nostre mani.

Con il calo dei consumi di vino, soprattutto tra i giovani, qual è il prodotto o la tipologia che, secondo te, potrebbe occupare il vuoto lasciato dal vino? Ci sono nuovi trend da tenere d’occhio?
Il vino resterà per sempre simbolo immortale e celebrativo di ogni grande evento, in ogni parte del mondo. Superando crisi, guerre e sciabolate. I giovani vanno presi per mano e condotti verso la riscoperta della magia di un bicchiere di vino. Non dimentichiamo che nella religione come nella profanità, del vino non si è mai fatto a meno.
Nel tuo lavoro quotidiano, come si riflettono questi cambiamenti nella gestione e nella quotidianità? Hai notato un cambiamento nelle richieste dei clienti o nel tipo di vino che si cerca di più?
Il mio lavoro mi garantisce emozioni, energie e crescita, lo amo per questo. L’unico dispiacere nasce dalla competizione che ne deriva, quando si perde il vero focus della nostra professione. Tutti concentrati su chi beve meglio, più esclusivo, più instagrammabile, più figo, più raro, più caro, più verticale, più asciutto, più famoso. Ma la convivialità, il racconto, i Brindisi, i ricordi, dove sono finiti? Abbinatevi e bevetevi le emozioni, prima di tutto, perché la nostra missione è proprio questa. Le spille e i titoli inaridiscono i cuori di un mestiere nato per regalare sorrisi e memoria. Io non ho intenzione di rinunciare al lato romantico e umano del Sommelier.

Nello Gatti
Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all’estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.