Cinque strutture in Sicilia da scoprire e mettere in agenda attraversando la regione da Est a Ovest, da Nord a Sud, sempre con il calice in mano.
di Valeria Lopis Rossi
L’estate è in arrivo e con essa comincia ad essere visibile il ciclo della vite. Gli acini diventeranno sempre più grandi e succosi, i filari rigogliosi, la luce del sole si diffonderà ovunque nelle campagne; dettagli che arricchiranno le vigne rendendole ancora più attrattive.
La meta “agricola” è la scelta preferita da quasi 6 italiani su 10, un 58% stimato da Coldiretti nell’ultimo rapporto TTG del 2022, dato destinato a salire con le proiezioni della prossima stagione che quotano un turismo sempre più lento ed enogastronomico.
Tanti ma ancora abbastanza di nicchia, i wine relais propongono esperienze immersive tra vigna, cantina, vino e ospitalità. Degustazioni tra i filari, il tempo lento di cui godere, la possibilità di immergersi nella quiete campestre avvolti tra i silenzi dei boschi e i profumi vinosi che arrivano dalle cantine.
Tenuta Capofaro
Capofaro, Salina (ME)
Una delle cinque tenute della famiglia Tasca D’Almerita: la più bianca e la più isolana, totalmente immersa nel Mediterraneo “salinaro” che la sigilla come liquido amniotico creando un’atmosfera sospesa tra terra e mare. Ventisette camere ispirate alla leggerezza dell’isola che dialogano con i 4,5 ettari di vigneti circostanti, prevalentemente Malvasia, curati in ogni stagione dall’agronomo Alessandro Accardi con il quale una passeggiata tra i filari può trasformarsi in una lectio magistralis.
A reggere le colonne di un luogo di così straordinaria bellezza e delicatezza c’è Giulio Bruni, responsabile di tenuta e sommelier di lungo corso. La meta è considerata anche una tappa gastronomica: oltre alle degustazioni c’è una proposta abilmente orchestrata dallo chef Gabriele Camiolo che in Locanda offre una cucina del benessere, a filiera corta e di gusto.
Il momento migliore è quello in cui tutto si tinge di rosa, l’ora dell’aperitivo è magica in tutta l’isola e all’ombra del faro lo è ancora di più.
Feudi del Pisciotto
Feudi del Pisciotto, Niscemi (CL)
Un baglio settecentesco situato ai margini della Riserva Naturale Sughereta di Niscemi è il suggestivo scenario naturale di Feudi del Pisciotto che conta un’estensione complessiva di 150 ettari di cui 44 vitati.
L’accoglienza è in stile siciliano, la dimora storica offre un’ambientazione caratteristica nella quale è possibile cogliere l’essenza barocca del territorio che è uno spicchio di Valdinoto, l’ultimo lembo prima di cedere all’entroterra siciliano.
Il palmento è il cuore pulsante della struttura: è il ristorante, una sosta di gusto tra un tour alla scoperta della cantina e una passeggiata tra i filari.
Baglio Donna Franca
Baglio Donna Franca, Marsala (TP)
Nella campagna marsalese, a perdita d’occhio tra le colline che fronteggiano la Riserva dello Stagnone e la visione delle Isole Egadi, Baglio Donna Franca è il wine relais della famiglia Ansaldi.
L’omaggio che si coglie già nel nome e poi nell’atmosfera ottocentesca, è quello ad un’altra famiglia: la dinastia Florio antica protagonista di questo territorio e iniziatrice della Belle Epoque siciliana, un’esperienza che rivive ancora nella contaminazione tra storia e cultura del vino che ogni visitatore può assaporare.
Zibibbo, Grillo, Perricone: l’enologo Giacomo Ansaldi ha scelto gli autoctoni come voce narrante di una Sicilia eterna e luminosa, preziosa come Marsala. La conduzione in biologico si estende anche a pane e pasta prodotti con i grani antichi della tenuta.
Baglio Occhipinti
Baglio Occhipinti, Vittoria (RG)
In una delle più antiche strade del vino, Baglio Occhipinti è la destinazione immersiva che unisce paesaggio, architettura e vino.
Il baglio è un esempio di restauro conservativo: tutto parla di vita agricola e lo fa con i toni sussurrati e i ritmi lenti della campagna dove conta l’essenziale.
La padrona di casa è Fausta Occhipinti, architetto paesaggista che viene da una famiglia legata con un doppio nodo al vino: Arianna (Occhipinti) è sua sorella e Giusto (Occhipinti) di COS è lo zio.
L’orto e poi tutto intorno a Baglio Occhipinti ci sono le vigne di Fossa Lupo, quelle che Arianna vinifica come cru in etichette di contrada.
Camporè
Camporè, Randazzo (CT)
Giardini di pietra lavica, uliveti e vigneti: tra le contrade San Lorenzo e Campo Rè, nel versante Nord dell’Etna ad una quota di 765 metri s.l.m., Camporè è una tappa unica anche nella modalità di arrivo. È una delle pochissime cantine raggiungibili con la littorina ALn 56, la storica vettura della ferrovia Circumetnea: 120 km di linea ferrata a scartamento ridotto.
La fermata su richiesta scende a San Lorenzo e conduce direttamente tra gli 8 ettari di Camporè, vigne di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio impiantate a metà del 1900 recentemente affiancata da un nuovo impianto di di Carricante e Catarratto.
Nata come cantina, la struttura è gestita dal 2016 da Maria Pia e Cristina Madaudo giovani sorelle che hanno dato un nuovo impulso con un’evoluzione che continua nel segno dell’ospitalità con il ristorante e 4 camere appena inaugurate.
Foto copertina Tenuta Capofaro