Da Romeo e Giulietta ad Amleto il vino si fa complice di passioni, inganni, tragedie… Viaggio tra le più celebri opere del drammaturgo inglese, esplorando l’intreccio tra teatro e bottiglie con l’aiuto del sommelier Federico Pascoli
di Mattia Marzola
Qualcuno ha detto San Valentino? Tante le parole si sprecano ogni anno tra chi celebra il trionfo dell’amore e del romanticismo, a chi dal pulpito si scaglia, non sempre a torto, contro il consumismo di una festa che nulla conserva dell’agiografica di un martirio. Ma forse, più di ogni altra cosa, San Valentino è un grande racconto, una narrazione che si ripete ogni anno tra dichiarazioni appassionate e cene a lume di candela. E chi meglio di Shakespeare ha saputo trasformare l’amore in teatro, intrecciando passione e tragedia, sogni e disillusioni?
Dai sospiri di Romeo e Giulietta all’impulsività passionale di Olivia ne “La dodicesima notte”, dal tormento di Otello alle illusioni e ai complicati intricati intrecci d’amore in “Sogno di una notte di mezza estate”, il Bardo ha esplorato l’amore in tutte le sue sfumature. Tra i molti piaceri della vita che animano le sue opere, il vino non è mai lontano: è esaltazione, è inganno, è complice di brindisi e congiure. D’altronde, lo sapeva bene Amleto quando nel suo calice si nascondeva il veleno del destino.
Come in “Shakespeare in love”, il film di John Madden che immaginava l’autore alle prese con il più grande dei suoi drammi sentimentali, oggi giochiamo anche noi con la sua eredità abbinando a 6 delle sue opere altrettanti vini, anche questa volta grazie al preziosissimo aiuto del sommelier e docente Federico Pascoli, che trasformerà in rosso (e non solo) vino le parole del grande poeta inglese. Perché se l’amore è un atto teatrale, allora il vino è il suo sipario: che si apre con un brindisi e si chiude con un ultimo sorso.
Amleto e il veleno nel calice

Il tema dell’amore in “Amleto” è segnato più che in ogni altra opera dalla tragedia: il Principe di Danimarca è diviso tra il ricordo della madre che ha tradito il padre e l’amore impossibile per Ofelia, che porterà la stessa ad uccidersi affogandosi nel fiume. E sarà proprio il fil rouge di oggi, il vino (questa volta avvelenato), a suggellare il destino di uno dei personaggi centrali. Durante il duello finale, infatti, la regina Gertrude berrà incautamente dalla coppa avvelenata preparata da Claudio, decretando così la propria morte.
“The king shall drink to Hamlet’s better breath;
And in the cup an union shall he throw,
Richer than that which four successive kings
In Denmark’s crown have worn.” (Atto V, scena 2)
Abbinamento vino: Pauillac Grand Cru Classé con la sua eleganza e l’austerità di un passato glorioso
Sogno di una notte di mezza estate – L’amore come ebbrezza (quasi alcolica)

Questa commedia fantastica gioca con l’amore come un incantesimo, un po’ come il vino che confonde i sensi. Gli amanti si inseguono nel bosco, perdendosi in illusioni, passioni e sogni surreali, complici le pozioni magiche di Oberon e Puck. L’atmosfera è quella di una notte estiva in cui il desiderio si mescola alla confusione, proprio come dopo qualche coppa di troppo.
“And with the juice of this I’ll streak her eyes.” (Atto II, scena 1)
Abbinamento vino: Santorini Assyrtiko e il suo richiamo alle note della caldera e dei tramonti estivi delle Cicladi
Otello – La gelosia non è (mai) amore… e il vino può essere un inganno

Se l’amore tra Otello e Desdemona è una delle storie più tragiche mai scritte, un femminicidio ante litteram, il tragico epilogo di un amore che non è tale, il vino gioca un ruolo chiave nel meccanismo della tragedia. È infatti attraverso l’ubriachezza di Cassio che Iago innesca il piano di inganni e gelosia che porterà Desdemona alla morte e Otello al suicidio. L’alcol diventa qui un simbolo della perdita di controllo, dello smarrimento che trascina gli uomini alla disfatta, della necessità di morigeratezza nel vino, nell’amore, nella vita
“Good wine is a good familiar creature, if it be well used.” (Atto II, scena 3)
Monito che, purtroppo, Cassio non seguirà, cadendo nella trappola di Iago.
Abbinamento vino: Rioja Reserva, vini potenti, corposi che oggi dividono produttori e consumatori a rievocare la lotta interiore del protagonista
Macbeth – Il vino come simbolo del potere e dell’illusione

Se in “Otello” l’alcol è un inganno, in “Macbeth” diventa il simbolo del potere che sfugge di mano. Macbeth, fedele generale e amico del Re Duncan, si farà corrompere dalla sete di potere fino a perdere completamente sé stesso. Il vino è presente nella grande scena del banchetto dove Macbeth, ormai re e assassino, è tormentato dal fantasma di Banquo. Qui il vino si mescola alla follia, al sangue e alla paranoia, in un’atmosfera carica di tensione. Rappresentativa la scena in cui il custode del castello ubriaco scherza sugli effetti dell’alcol, che stimola il desiderio ma toglie la capacità di agire, un’amara ironia in una tragedia che parla di ambizione e impotenza davanti al destino.
“What three things does drink especially provoke? … Nose-painting, sleep, and urine.”
(Atto II, scena 3)
Abbinamento vino: Syrah di Cortona e la sua ambizione di sfidare il vitigno principe del Rodano anche grazie alle sue profondità speziate ed “ematiche”.
Romeo e Giulietta – L’amore come motore delle cose e il calice come simbolo di unione

Cosa dire sulla storia d’amore più famosa di Shakespeare, e forse non solo: migliaia di giovani hanno sognato un amore folgorante e potente come i due veronesi, ignorando spesso però come lo stesso si sia consumato in una sola, frugale notte per poi causare diversi morti in entrambe le famiglie, compresi i due amanti. Si conclude infatti con un calice la tragedia: Romeo, credendo Giulietta morta, beve un veleno letale per seguirne il destino. Questa volta però non vi è inganno: il calice – seppur non colmo di vino – non è strumento di morte, ma ultimo suggello volontario su un amore tragicamente destinato a divenire eterno.
“Come, cordial and not poison, go with me
To Juliet’s grave; for there must I use thee.”
(Atto V, scena 1)
Abbinamento vino: Chambolle Musigny 1er Cru “Les Amoureuses”, non solo nel nome di questa parcella, ma anche nei caratteri eleganti e passionali di questo vino
La dodicesima notte – L’amore in ogni sua forma, capriccioso, eccessivo, spensierato

La dodicesima notte è una commedia di travestimenti, inganni e passioni impreviste. Olivia, nobildonna in lutto, rifiuta l’amore del Duca Orsino ma si innamora, tanto rapidamente quanto perdutamente, di Cesario, ignara che sia in realtà Viola travestita. L’equivoco si risolve quando Olivia, senza saperlo, sposa Sebastian, il gemello di Viola, trovando così il vero amore.
E se Olivia incarna l’amore romantico e impulsivo, è suo zio Sir Toby Belch a rappresentare il lato più festaiolo e caotico della commedia. Bevitore incallito e amante della baldoria, Sir Toby è un campione del vino e dell’eccesso, un uomo che sfida le convenzioni sociali con il suo spirito indomito e orchestra scherzi e beffe ai danni del pedante Malvolio, il severo maggiordomo di Olivia.
“O knight, thou lack’st a cup of canary: when did I see thee so put down?” (Atto I, scena 3)
Abbinamento vino: Alta Langa Blanc de Noirs un vino da uve a bacca nera ma “mascherato” in bianco, simbolo del brindisi e della festa

Mattia Marzola
Giocoliere di parole, voracissimo lettore, buona forchetta (e buon bicchiere) ha deciso di unire le sue inclinazioni, diventando così appassionato docente di lettere ed entusiasta giornalista enogastronomico, anche se poi scrive di tutto.