Innovazione o tradimento della tradizione? Salute o piacere? Santi o bevitori? Sfida i puristi e conquista nuove frontiere del gusto, ma ha davvero un futuro?
di Eleonora Trumino
Di recente, mi sono imbattuta in Santi e bevitori di Lawrence Osborne, un testo brillante e ironico che esplora il rapporto tra alcol e cultura in paesi dove il bere è proibito o malvisto. Nel seguire le avventure dell’autore – un alcolista in cerca di redenzione attraverso terre astemie – non ho potuto fare a meno di collegare le sue riflessioni all’attuale dibattito sui vini senza alcol, un fenomeno in rapida espansione nel mercato e nella cultura del nostro Paese.
Siamo di fronte a una rivoluzione o a un paradosso? Il vino 0% alcolico è una risposta ai tempi moderni o una contraddizione in termini?
Il paradosso del vino senza alcol
Il vino non è solo una bevanda: è cultura, storia, ritualità. Per secoli, il suo consumo ha avuto un ruolo sociale e simbolico nelle nostre vite. Ma cosa accade quando si elimina proprio l’elemento che lo definisce, l’alcol?
I produttori di vino 0% sostengono che il prodotto mantenga intatta la struttura e il bouquet aromatico, offrendo un’esperienza autentica. I puristi, invece, lo considerano un compromesso impossibile, una versione edulcorata priva dell’anima del vino.
Di certo, la crescente domanda di alternative analcoliche è un dato di fatto. Sempre più consumatori cercano un calice da gustare senza le conseguenze dell’alcol, per motivi di salute, di stile di vita (le normative stradali italiane potrebbero aver contribuito al fenomeno) o semplicemente per scelta. E non è solo il vino a essere coinvolto: birra, cocktail e persino distillati analcolici stanno conquistando spazio sul mercato. Ma resta una domanda: può un vino senza alcol offrire la stessa esperienza sensoriale ed emozionale?
Santi o bevitori: dove si collocano gli amanti del vino 0%?
La lettura di Osborne mi ha fatto riflettere su una dicotomia tra i santi e i bevitori: da un lato chi rifiuta l’alcol per motivi etici, religiosi o di salute, dall’altro chi lo considera parte integrante della propria esperienza di vita. Il vino senza alcol si inserisce esattamente in questo spazio intermedio, rivolgendosi a chi non vuole rinunciare al piacere del brindisi e alla convivialità, ma desidera evitare gli effetti dell’alcol.
Forse non si tratta di un sostituto, ma di una nuova categoria a sé. Non spodesterà mai il vino tradizionale agli occhi degli intenditori, ma potrebbe attrarre un pubblico diverso, interessato al gusto e al rituale più che alla gradazione alcolica.
Una rivoluzione in corso
Le tecnologie di dealcolizzazione hanno fatto passi da gigante, permettendo di preservare aromi e struttura anche senza alcol. Alcuni produttori investono in ricerca e sviluppo per affinare la qualità di questi vini, cercando di conquistare anche i palati più esigenti. La vera domanda è: fino a che punto possiamo innovare senza tradire la tradizione?
Forse la risposta sta nel lasciare che sia il mercato a decidere. Se sempre più persone scelgono il vino senza alcol, significa che questa categoria ha un senso e un futuro. E se il piacere del bere non dipendesse solo dalla presenza di alcol, ma fosse una questione più ampia di esperienza, gusto e convivialità?
Il bevitore di vino 0% è più vicino ai santi o ai bevitori? Forse a nessuno dei due. O forse a entrambi. Sarà il tempo a dirlo.
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