La giovane produttrice racconta un nuovo approccio alle bollicine: “I ragazzi non smettono di bere per motivi di salute, ma perché non lo comprendono. Se vogliamo conquistarli, dobbiamo parlare la loro lingua”
di Nello Gatti
Il cambiamento nei consumi e la crescente necessità di avvicinare i giovani al mondo del vino sono temi di sempre maggiore attualità. Ma ci siamo mai chiesti come questi giovani vedano davvero il vino e il loro ruolo come consumatori? E se fosse proprio il caso di rivolgersi direttamente a loro per comprenderne le abitudini e le riflessioni? A rispondere a questa domanda è Sarah Baffard, giovane produttrice di Champagne che vive da vicino la realtà del vino, sia come professionista che come consumatrice.

Sarah, hai una doppia responsabilità in questo momento, essendo sia una giovane consumatrice che una produttrice di Champagne. Per iniziare, raccontaci un po’ di te: qual è il tuo profilo?
Mi sono appena laureata con un Master in Wine and Spirits a Digione, in Francia, e subito dopo ho iniziato a lavorare nel settore degli eventi e dello Champagne. Il mio approccio al lavoro è sempre stato molto pratico e diretto, non solo come parte della mia carriera professionale, ma anche come un modo per rimanere in contatto con la tradizione della nostra famiglia. Da quando ero piccola, mi è sempre piaciuto aiutare nella tenuta di famiglia. A volte mi occupo dei vigneti, altre volte mi dedico alla produzione del vino, ma non per obbligo, piuttosto per passione. Non rinuncio mai quando c’è l’occasione di partecipare a fiere, soprattutto all’estero, che trovo sempre molto entusiasmanti, in quanto offrono l’opportunità di condividere e far conoscere il nostro Champagne a un pubblico diverso dalle nostre abitudini.
Essendo sia produttrice che consumatrice di Champagne, qual è il tuo punto di vista rispetto a quello dei tuoi amici e colleghi?
Pensi che i tuoi vini siano accessibili e interessanti per loro, o li preferiranno in futuro, quando avranno acquisito più conoscenze sul vino?
Essere sia produttrice che consumatrice di Champagne mi permette di avere una visione a 360 gradi del settore. Conosco ogni fase della produzione, dalla vigna alla bottiglia, e sono consapevole del duro lavoro che richiede. Ho un apprezzamento più profondo per ciò che bevo e per il processo che sta dietro ogni bottiglia di Champagne. Questa consapevolezza mi rende anche più responsabile e attenta, mentre i miei amici, purtroppo, non sempre hanno lo stesso livello di comprensione o attaccamento al prodotto. Tuttavia, credo che con il tempo, quando acquisiranno maggiore conoscenza del vino, potrebbero apprezzare di più anche Champagne come il nostro, che rappresenta una parte della tradizione familiare.

Hai partecipato con tuo padre a fiere ed eventi di vino. Come ti senti nell’approcciarti a sommelier, ristoratori e appassionati di vino? Quali sono le domande che più ti piacciono e quelle che trovi più difficili?
Questa parte potrebbe essere stressante per molti, ma personalmente mi sento piuttosto tranquilla e orgogliosa di quello che sto facendo. Mi fa sentire bene essere con mio padre, cercando di far conoscere il nostro Champagne ai professionisti del settore. Mi viene anche da pensare ai miei nonni, che hanno messo tanto impegno nel fondare la nostra attività: è una sensazione di continuità e orgoglio. Inoltre, vedere tanto interesse verso la nostra tenuta mi rende davvero felice e mi dà un senso di soddisfazione, come una sorta di riconoscimento del duro lavoro che i miei genitori fanno ogni giorno per cercare sempre di fare del loro meglio.
Quando esci a bere, quale bevanda preferisci? Sei anche interessata a birra e ai cocktail?
Ovviamente, quando sono fuori, il mio primo pensiero va sempre al Champagne, ma ammetto che spesso mi ritrovo a scegliere tra brand famosi che tutti conosciamo. La mia vera preferenza, tuttavia, va verso Champagne di piccoli produttori tradizionali, ma è spesso più difficile trovarli. Per quanto riguarda altre bevande alcoliche, mi piace bere un bicchiere di vino bianco o rosé, e ogni tanto mi concedo anche un cocktail, a seconda dell’occasione.
Recentemente ho letto che la nuova generazione di consumatori francesi (sotto i 20 anni) non beve quasi mai vino (circa l’80%), e che anche quelli dai 21 ai 25 anni ne consumano molto poco. Qual è la tua opinione su questo fenomeno?
È un errore di comunicazione o c’è un reale cambiamento legato a uno stile di vita più sano?
Io ho 26 anni e quindi non rientro in questa fascia di consumatori, ma posso capire la situazione. Personalmente, bevo vino solo quando sono in compagnia di amici o famiglia. Penso che se la nuova generazione non beve vino o lo esclude completamente dalla propria vita, non lo facciano realmente per motivi legati alla salute, bensì di comprensione. In Francia, così come in molte altre parti del mondo, ci sono tanti fast food e queste stesse persone consumano cibi poco salutari. Non credo quindi che il vino venga escluso per motivi di salute. Piuttosto, credo che si tratti di un cambiamento nelle abitudini di consumo. Molte cose sono cambiate rispetto alla generazione dei nostri genitori, che bevevano vino con regolarità. Birra, cocktail e bevande analcoliche sono spesso preferite dai giovani poiché offrono sapori più dolci e accessibili, ma anche una cultura più leggera e informale.

Utilizzi i social media per informarti su temi legati al vino?
Sì, a volte seguo comunicatori del vino quando ne ho bisogno per lavoro, per rimanere aggiornata e per approfondire il mio bagaglio di conoscenze. Penso che sia una buona idea, perché i social media sono uno strumento potente per raggiungere la nuova generazione, che usa quotidianamente questi canali di comunicazione. Se vogliamo che continuino a crescere e ad apprezzare la cultura del vino, dobbiamo adattarci a loro. È fondamentale evolvere nelle nostre modalità di comunicazione, per riuscire a sensibilizzarli e continuare a informarli sui temi legati al mondo del vino.

Nello Gatti
Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all’estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.