Cinquant’anni di visione e sfide nel cuore delle Langhe, la storia di una azienda che “crede nei propri sogni”
di Nello Gatti
La notte di celebrazioni per il 50° anniversario della Rocche dei Manzoni dello scorso 16 settembre non è stata solo una festa, ma un momento di riflessione su ciò che questa azienda rappresenta oggi nel panorama enologico italiano. Fondata nel 1974 da Valentino Migliorini, la cantina è oggi nelle mani del figlio Rodolfo, che insieme alla famiglia, continua a plasmare una realtà che ha saputo coniugare ambizione e ricerca, nel cuore di una delle aree vitivinicole più celebri del mondo: le Langhe.
In un contesto economico nazionale che sta affrontando una delicata flessione del mercato, con la vendemmia 2024 già segnata da preoccupazioni per la qualità e quantità dei raccolti, Rocche dei Manzoni si erge come esempio di resilienza e capacità di adattamento. Non si parla più solo di canoni di produzione, ma di strategie per affrontare un futuro incerto, dove il cambiamento climatico e le dinamiche di mercato impongono scelte sempre più mirate e coraggiose.
La serata, alla presenza di oltre mille ospiti, ha messo in luce la capacità dell’azienda di guardare avanti senza perdere di vista il proprio territorio. Le Langhe, con i loro vigneti iconici, rappresentano non solo una geografia, ma una filosofia produttiva. Qui, ogni scelta agronomica e ogni pratica di cantina sono calibrate sulle sfide di un ecosistema fragile ma prezioso. Rodolfo Migliorini, nel suo discorso, ha voluto sottolineare l’importanza di mantenere questo equilibrio: “Il nostro impegno è quello di continuare a credere nel sogno di mio padre, ma con uno sguardo rivolto ai prossimi cinquant’anni. Oggi, più che mai, è fondamentale affrontare le nuove sfide con determinazione e visione”.
Tra le sfide principali, quella della sostenibilità si fa sempre più pressante. Rocche dei Manzoni si è distinta negli anni per la capacità di sperimentare senza mai perdere di vista la filosofia di partenza, come dimostra la produzione della loro celebre bollicina Metodo Classico, un percorso iniziato nel lontano 1978. Un percorso fatto di precisione, rigore e dettagli, come testimonia l’ultima creazione, la Cuvée Door 185th, nata dalla collaborazione con il compianto compositore Ezio Bosso. Un progetto che fonde arte e scienza, dove la musica interagisce con i lieviti per regalare un vino dalla complessità unica.
Oggi, mentre il mercato vinicolo italiano è in fase di riposizionamento, con un calo nelle esportazioni e una competizione sempre più agguerrita, Rocche dei Manzoni rilancia con una proposta che guarda alla qualità come valore assoluto. “Oggi la viticoltura deve affrontare sfide complesse: dai cambiamenti climatici, alla globalizzazione dei mercati, fino alle nuove tendenze di consumo”, ha spiegato Rodolfo. L’obiettivo per il futuro? Continuare a produrre vini capaci di raccontare il territorio, ma con la consapevolezza che ogni vendemmia è una sfida e un’opportunità.
In questo scenario, le Langhe rimangono un baluardo dell’eccellenza italiana, un simbolo di come la viticoltura possa e debba continuare a essere un motore economico e culturale del Paese. “Il coraggio di credere nei propri sogni”, il titolo scelto per la serata, non è solo uno slogan, ma una dichiarazione di intenti per i prossimi cinquant’anni ci dichiara il Patron dell’Azienda.
Rocche dei Manzoni continua a tracciare il suo percorso, con la consapevolezza che la strada sarà tutt’altro che semplice. Ma, come ha insegnato Valentino Migliorini cinquant’anni fa, i sogni, se supportati dalla volontà e dalla visione, possono davvero trasformarsi in realtà durature.
Nello Gatti
Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all’estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.