Manager della comunicazione di Mandrarossa Settesoli, colosso della cooperazione siciliana, Urso è anche la figura di spicco delle Donne del Vino isolane che l’hanno rieletta all’unanimità.
di Valeria Lopis Rossi
In Sicilia c’è un nome del vino che corrisponde a un sorriso, ad una gentilezza mista a determinazione che da più di vent’anni avanza con la stessa passione: è Roberta Urso, Manager delle Pubbliche Relazioni di Mandrarossa Settesoli e numero uno delle Donne del Vino di Sicilia.
Da un lato la comunicazione della grande realtà cooperativa del Menfishire che rappresenta oltre 2.000 famiglie su un’estensione di 1.000 ettari di terreni coltivati con 36 varietà di uve autoctone ed alloctone, dall’altro c’è un altro lavoro a tempo pieno con il coordinamento regionale delle quasi 100 donne del vino di Sicilia che Roberta Urso guida dal 2019 con un focus molto centrato sulla promozione della cultura del vino attraverso la formazione e la valorizzazione del ruolo delle donne nel settore vitivinicolo.
Una figura professionale solida che può essere di ispirazione per i tanti giovani siciliani che cominciano a restare (e a tornare) e che possono trovare nel vino un cammino di crescita.
“Il mio percorso lavoro è iniziato esattamente 22 anni fa, si tratta di un anniversario compiuto proprio in questi giorni – racconta Urso, marsalese di origine e palermitana di adozione ma con ufficio fisso a Menfi – dopo tantissimi anni di esplorazione da appassionata e di frequenza con cantine Florio a Marsala dove lavorava mio padre, ho avuto delle esperienze da hostess alla mescita del Vinitaly ritrovandomi spesso a seguire corsi tematici. Lavoravo in un altro settore e guardavo sempre con interesse alle opportunità che quel mercato avrebbe potuto offrire. Quell’occasione è arrivata nel 2001: ho risposto a un annuncio del Corriere Lavoro, Settesoli cercava un addetto alle pubbliche relazioni, da quel contatto sono seguiti tre colloqui di cui uno con il mio past presidente Diego Planeta in cantina a Menfi. Oggi sono ancora qui felice di questo percorso che ogni giorno è diverso e regala nuove emozioni”.
La dinamicità di cui è fatto l’ambiente vitivinicolo ricalca la fluidità che si vive in tanti ambienti di lavoro ma con un connotato positivo.
“Il lavoro in questi anni è cambiato ed è cresciuto in maniera esponenziale. Vivo Settesoli più come un progetto, un organismo in continua evoluzione, in movimento verso orizzonti e mondi nuovi del vino, che risponde alle esigenze di un consumatore sempre più attento, sensibile, consapevole. Il pubblico è alla ricerca di vini contemporanei, che siano sostenibili, organici e vegani: in questi ultimi tempi a prevalere è il rispetto per l’ambiente e le persone, valori condivisi con tutta la Sicilia. C’è stata una crescita qualitativa e non solo quantitativa, le cantine hanno una grande attenzione sui temi della tutela della nostra isola e della biodiversità, avverto come una tensione comune nel voler costruire il brand Sicilia, un grande gioco di squadra che prima era impensabile e che facevano in pochi ed adesso è diventato patrimonio di molti – spiega Urso che nel suo curriculum vanta il premio “Donne & Vino” (2019) assegnato dalle comunità delle terre sicane e prestigiosi riconoscimenti come quello del Rotary Club di Palermo che la qualifica come “ambasciatrice del vino siciliano nel mondo” (2022) – percepisco questa condivisione diffusa non solo all’interno di Settesoli ma anche all’esterno con con gli attori del territorio come gli altri comuni del distretto sicano, gli stakeholder, le istituzioni; forse perché siamo una cooperativa e quello con la comunità locale è un legame forte, ma l’attitudine a lavorare in condivisione, quasi in comunione, poi viene da me riportato anche quando mi muovo all’esterno del contesto lavorativo: l’ascolto, il dialogo e l’armonia consentono in modo più facile di raggiungere quelli che sono gli obiettivi e soprattutto vedere in maniera chiara e definita i passaggi per arrivare al successo di ogni piccola operazione”.
Foto crediti Natale De Fino e Roberta Irullo
Non ci sono dubbi, il futuro dell’isola è in crescita. La ricetta di Urso è semplice e perfettamente aderente al potenziale siciliano. “Le prospettive vitivinicole ed olivicole siciliane non possono che essere buone se si continua a lavorare in tal senso, tenendo alta la bandiera della sostenibilità e della biodiversità che significa distintività del prodotto territoriale. Occorre continuare a coltivare la capacità e la volontà di investire sempre di più in ricerca e sperimentazione, trovare la migliore combinazione tra terroir e varietà per produrre vini e oli che siano sempre più fotografie degli areali e delle persone che li hanno generati”.
C’è poi quello spazio nella vita di Roberta Urso che è interamente declinato al femminile. “Il mio impegno con le donne e per le donne mi porta tanti stimoli ed un entusiasmo che si vede e trapela dai nostri sorrisi non solo nelle attività in presenza ma anche ogni volta che vengono pubblicate le nostre nostre storie. Ringrazio tutte le donne del vino Sicilia che hanno mi rinnovato la loro fiducia all’unanimità incaricandomi con il secondo mandato per andare avanti all’unisono e contribuire ancora alla nostra missione – e a chi le appunta che una rete così caratterizzata può essere anacronistica, superata o divisiva, la delegata spiega con fermezza i valori dell’Associazione Donne del Vino – essere utili e servire nel senso di aiutare quello che è il mondo del vino a venire fuori, secondo una modalità tutta femminile che è fatta di estro, passione e professionalità, puntando alla parità piena in ogni parte della filiera del lavoro vitivinicolo: dai filari ai ruoli apicali”.
In conclusione un pensiero per i giovani, perché senza ricambio generazionale non si va oltre. “Ai ragazzi che vogliono lavorare in questo settore consiglio sempre di essere curiosi: di studiare, di viaggiare e di andare a conoscere più realtà possibili e farsi spugne per assorbire visioni e competenze che torneranno utili nel momento in cui si riuscirà a tradurre quell’esperienza esterna in esperienza professionale, quindi tanto interesse e soprattutto non smettere mai di domandare, non temere di essere di fare domande banali perché qualsiasi domanda è sempre fonte di arricchimento”.