22 marzo: World Water Day. Ce n’è per tutti nonostante la crisi idrica, ma bisogna difenderla e rispettarla esattamente come l’aria e la terra: non ne ha bisogno solo l’uomo…
di Paolo Caruso
Il 22 marzo si celebra la “Giornata mondiale dell’acqua” (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21, risultato della conferenza di Rio. L’obiettivo della giornata è sensibilizzare istituzioni mondiali e opinione pubblica sull’importanza di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico.
L’acqua, insieme all’aria è il bene più prezioso del nostro pianeta: è essenziale per la vita e lo sviluppo di tutte le forme di vita, ma è anche insostituibile e transitoria.
L’acqua dolce costituisce solo il 2,5% del volume totale di acqua sulla Terra, per il 70% si presenta sotto forma di ghiaccio e copertura nevosa permanente, mentre il restante 30% è immagazzinato nelle falde acquifere. Soltanto lo 0,3% dell’acqua dolce si trova nei laghi e nei fiumi.
La produzione di un chilo di frumento necessita fino a 4.000 litri di acqua, mentre per un chilo di carne bovina si può arrivare ad un consumo di circa 15.000 litri.
Secondo uno studio pubblicato su Nature Sustainability (1) sulla terra c’è abbastanza acqua per garantire la vita e i bisogni di oltre 10 miliardi di persone, quindi l’acqua dovrebbe essere largamente sufficiente per l’attuale popolazione di 8 miliardi di persone.
Ma quantità, qualità (acqua inquinata o con temperature alterate), e accesso (infrastrutture inadeguate o assenti), determinano la disponibilità idrica per le popolazioni.
Difficilmente questi tre fattori riescono ad essere presenti simultaneamente, da qui la limitatezza della risorsa per intere fasce del globo terrestre.
Ma proprio la ridotta disponibilità di questo bene ha stuzzicato qualche mente contorta di Wall Street ad equipararla a una delle tante commodity che trovano residenza nei mercati finanziari. Da circa tre anni che è possibile compravendere l’acqua sul mercato dei future, al pari di greggio, oro, valute, cacao, caffè, etc.
La notizia difficilmente ha trovato spazio nei canali mainstream (tempo fa il sottoscritto ne aveva parlato su Altropensiero) con il risultato che pochissimi sono a conoscenza dell’interesse della finanza a mettere le mani su un business dalle potenzialità esplosive.
I futures sull’acqua sono uno strumento finanziario scambiato sul mercato ufficiale. Si tratta di un derivato finanziario basato sul Nasdaq Veles California Water, un indice dei prezzi dell’acqua.
Per dare un prezzo all’acqua (senza dover ricorrere a stime), renderla pubblicamente commerciabile e poter ottenere maggiori efficienze per l’acqua, Nasdaq e Veles Water hanno collaborato con una società di consulenza economica leader nel commercio dell’acqua e hanno sviluppato il Nasdaq Veles California Index 2018 (NQH20).
Questi strumenti finanziari, nati ufficialmente con l’idea di coprirsi dagli aumenti di prezzo del mercato idrico, vengono invece utilizzati come qualunque altro futures, cioè come strumento finanziario speculativo su un bene che le Nazioni Unite hanno incluso tra i diritti umani universali e fondamentali.
Ma gli aspetti etici per il mondo della finanza sono considerati meno di un elemento accessorio, così che le probabili crisi idriche a cui saremo soggetti e che porranno in serio pericolo la stessa esistenza umana, avranno come unità di misura non la dignità dell’uomo, ma il margine di profitto.
Anche l’acqua, quindi, ci verrà erogata a seconda delle tendenze di mercato? Dovremo far attenzione allo ‘spread’ idrico? Il prezzo del barile (d’acqua) sarà uno dei parametri che determinerà l’inflazione? Dovremmo far ricorso a prestiti bancari per acquistare le nostre bottiglie?
A chi è diffidente verso questi interrogativi, pensando che si tratti di fantascienza, invitiamo a vedere il film The Big Short (in italiano, La Grande Scommessa) che narra le vicende di Michael Burry l’uomo che ha previsto lo scoppio della crisi dei subprime del 2007 e che ha ricavato enormi guadagni scommettendo contro Wall Street. Alla fine di questo film, appena prima dei titoli di coda, appare una scritta che recita: “Oggi Michael Burry sta concentrando tutto il suo trading su un solo prodotto: l’acqua”.
Può bastare?
1.Gerten, D., V. Heck, J. Jägermeyr, B.L. Bodirsky, I. Fetzer, M. Jalava, M. Kummu, W. Lucht, J. Rockström, S. Schaphoff, and H.J. Schellnhuber, 2020: Feeding ten billion people is possible within four terrestrial planetary boundaries. Nat. Sustain., 3, no. 3, 200-208, doi:10.1038/s41893-019-0465-1
Paolo Caruso
Creatore del progetto di comunicazione “Foodiverso” (Instagram, LinkedIn, Facebook), Paolo Caruso è agronomo, consulente per il “Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente” dell’Università di Catania e consulente di numerose aziende agroalimentari. È considerato uno dei maggiori esperti di agrobiodiversità