In pochi anni il mondo dei rosati, in particolare quelli provenzali, ha visto un importante upgrade. La creatività illimitata delle bottiglie e del loro packaging ha permesso il salto in fascia premium.
In Francia, fino a qualche decennio fa il consumo di vino rosato era limitato ai turisti, soprattutto durante il periodo estivo, per vini di qualità media in packaging dalla bottiglia sottile tipica della regione, inventata nel 1960 da Monique Matton di Château Minuty.
Tuttavia le aziende di un certo rilievo si sono sempre distinte per la creatività delle loro bottiglie dalle forme atipiche e particolari. Già nel 1930 René Ott aveva immaginato per i suoi vini una bottiglia ovale che evocasse i paesaggi regionali. A Château Sainte-Roseline, una forma ancora più originale era stata creata nel 1950 dall’allora proprietaria, la baronessa de Rasque de Laval. La bottiglia sottile ricordava i flauti alsaziani per la parte superiore, e il rigonfiamento per la parte inferiore era direttamente ispirata da una bottiglia di profumo di Grasse.
Château Sainte Roseline
La vera forza della Provenza negli ultimi anni è stata soprattutto riuscire a democratizzare il consumo dei rosati, per vini sempre di più alta qualità. Oggi la Provenza è il riferimento mondiale in termini di rosati. Lo straordinario successo dei suoi vini (nel 2020 hanno rappresentato il 12,6% delle vendite di rosati nel pianeta in valore per il 4,2% dei volumi mondiali) è dovuto anche alla consapevolezza dell’importanza visiva per i consumatori. “Per poter esistere rispetto ad altre regioni vinicole, l’unico posto che potevamo prendere era quello dell’essere originali e creativi”, spiega Emeline Codeluppi, marketing manager di Château Saint-Maur. Un’idea chiave che guiderà quindi la loro strategia: adottare diverse forme di bottiglia per esaltare il colore rosa tenue così intimamente legato ai vini della regione. Appariranno così, dalla fine degli anni 2000, bottiglie signature, dagli stampi specifici delle diverse proprietà. “Un investimento molto significativo, dell’ordine di 100.000-200.000 € per stampo, senza contare i costi di progettazione del design”, sottolinea Marc Monrose, direttore generale di Château Saint-Maur.
Château Saint-Maur
Un packaging adeguato è una leva particolarmente potente per lo sviluppo delle vendite. Lo testimonia il riposizionamento globale della gamma effettuato da Château Figuière nel 2017. Dopo due anni di lavoro, è stata creata una nuova bottiglia, che riecheggia la storia della famiglia Comgard, stabilitasi in Provenza dal 1992. Una bottiglia la cui parte inferiore è ispirata a una bottiglia della Borgogna, in ricordo della prima vita del produttore come viticoltore a Chablis.
Bottiglie e imballaggi spesso portano anche un forte simbolismo. Dal 2007, lo Château de Berne ha optato per una bottiglia quadrata dal design sorprendente, direttamente collegata alle torri quadrate del castello. L’ispirazione è venuta dallo Champagne, dove le grandi maison hanno a lungo utilizzato questa stessa strategia di differenziazione. Generalmente extra-bianco invece, il vetro permette di esaltare il colore rosato; come la cuvée Lion and Dragon di Château Roubine o quella di Ultimate Provence, direttamente ispirata al mondo della profumeria con un superbo vetro striato.
Château Roubine
Molto energivoro da produrre, il vetro cristallino rappresenta una parte sostanziale dell’impronta di carbonio di un’azienda vinicola (40% tra produzione e trasporto). Il riutilizzo di una bottiglia conferisce quindi una durata maggiore rispetto al riciclo immediato. Una seconda vita è offerta come vasi, caraffe per l’acqua o per l’olio d’oliva, rispondendo in un certo modo agli attuali problemi di impronta di carbonio. La recente presa di coscienza di queste problematiche ha portato inoltre a una sostanziale riduzione del peso delle bottiglie e all’utilizzo di inchiostri e colle a minor impatto ambientale.
Foto copertina Château Minuty