Il campione olimpico e mondiale di pugilato (57 vittorie e 2 sconfitte) ha una plaestra a Napoli ispirata a Pino Daniele: “Amo il vino della mia terra e i piemontesi. Adesso faccio anche l’attore… Il futuro della boxe? È in Campania…”
di Luca D.F.
Patrizio Oliva è uno dei pochi pugili italiani ad essere diventato sia campione olimpico che campione del mondo da professionista. Nato a Napoli il 20 gennaio 1959, da dilettante ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca nel 1980. Professionista dal 1980 al 1992, ha sostenuto 59 incontri con un record di 57 vittorie e 2 sconfitte. Nella categoria dei pesi superleggeri è diventato campione d’Italia, d’Europa e del mondo WBA (World Boxing Association). Nella categoria dei pesi welter, è diventato campione d’Europa ed ha sfidato il campione del mondo WBC (World Boxing Council) James McGirt perdendo ai punti. Dopo quella sconfitta, Oliva si è ritirato. Tra l’altro, in quell’epoca esistevano solo tre federazioni che mettevano in palio titoli mondiali – la terza era l’International Boxing Federation – e si facevano incontri di riunificazione allo scopo di avere un indiscusso campione del mondo per ogni categoria di peso (come dovrebbe essere, il concetto di campione del mondo implica l’esistenza di una sola sigla). Dopo essersi ritirato, Patrizio Oliva è rimasto nel settore del pugilato con diversi ruoli: allenatore della nazionale italiana, allenatore di pugili professionisti, arbitro, giudice, supervisore ed organizzatore. Oggi, Patrizio Oliva vive a Napoli dove possiede la palestra “Mille culure” (come le parole iniziali del testo di una canzone di Pino Daniele intitolata Napul’è), in società con lo schermidore Diego Occhiuzzi (vincitore della medaglia d’argento nella competizione individuale di sciabola alle Olimpiadi di Londra nel 2012). Patrizio Oliva è anche allenatore della Nazionale italiana di pugilato Schoolboys (una categoria giovanile) e attore nello spettacolo teatrale “Patrizio versus Oliva”.
Quali sono i suoi vini preferiti?
“Bevo vini rossi, non solo quelli della mia regione. Mi piacciono anche i vini piemontesi come il Barolo e il Dolcetto d’Alba. Non sono un esperto di vino, non saprei descrivere nei dettagli le caratteristiche di un vino come farebbe un sommelier, ma so che tipo di vino mi piace e che devo berlo con moderazione. Io bevo solo quando mangio fuori casa, magari in compagnia dei miei amici. Ogni tanto, è necessario concedersi un buon bicchiere o un piatto particolarmente gustoso, anche se ricco di un condimento che non aiuta a mantenere la linea”.
Dicono che il primo nemico di ogni pugile sia il limite di peso. Infatti ci sono pugili che tra un combattimento e l’altro pesano anche 8 chili al di sopra del limite e fanno una fatica enorme per perderli (i pugili vengono pesati il giorno prima del match). Lei ha mai avuto problemi di peso?
“No. Ho sempre mangiato di tutto senza esagerare, non rinunciavo a nulla (o quasi). Infatti, ho sempre combattuto nei pesi superleggeri e nei pesi welter. Nella fase finale della mia carriera mi sono rivolto ad un nutrizionista, anche se questo non era comune all’epoca. Non ne sono sicuro, ma potrei essere stato uno dei primi atleti italiani ad avere il nutrizionista. Di una cosa, invece, sono sicuro: perdere otto chili in pochi giorni (il cosiddetto taglio del peso) non giova alla prestazione agonistica”.
Fra i pugili italiani attuali c’è chi potrebbe ottenere grandi risultati?
“Due pugili campani. Tra i professionisti, Vincenzo La Femina. Ha sostenuto 15 incontri: 14 vinti e 1 perso. E’ diventato campione d’Italia e dell’Unione Europea dei pesi supergallo ed ha sfidato il campione d’Europa Liam Davies perdendo per knock out tecnico al quinto round a Manchester (Inghilterra). Tra i dilettanti, il peso massimo Aziz Abbes Mouhidine (25 anni) che fa parte della nazionale italiana e che parteciperà alle prossime Olimpiadi a Parigi. Ha già vinto la medaglia d’oro ai campionati europei (nel 2022) e due medaglie d’argento ai mondiali (nel 2021 e nel 2023). Lo conosco personalmente e sono sicuro che vincerà la medaglia d’oro alle Olimpiadi”.
Molti atleti di talento non sono mai diventati campioni del mondo, qual è il fattore più importante per un agonista?
“La mentalità vincente. Non lo dico io, lo diceva Publio Virgilio Marone duemila anni fa. E’ passato alla storia per aver scritto l’Eneide. Ovviamente, è necessario avere il talento e la voglia di fare sacrifici, ma senza la mentalità vincente non si va da nessuna parte. Inoltre, è necessario essere motivati. Mi sono ritirato ed ho perso l’ultimo match perché non avevo più motivazioni. Stavo per annunciare il mio ritiro quando il mio manager Rocco Agostino mi ha detto che gli americani erano interessati a farmi combattere contro il famosissimo Hector ‘Macho Man’ Camacho. La mia borsa sarebbe stata di un milione di dollari, che all’epoca equivalevano a 1.700.000.000 di lire. Prima, però, volevano far combattere Camacho contro un pugile dallo stile simile al mio. Dopo quel match preparatorio, gli americani chiamano Rocco Agostino e gli dicono che non sono più interessati ad avermi come avversario di Camacho. Ero deluso, arrabbiato, volevo appendere i guantoni al chiodo. Poi è arrivata l’offerta di combattere contro James McGirt e l’ho accettata, ma non avevo più le motivazioni indispensabili per vincere”.
Lei è anche attore nello spettacolo teatrale “Patrizio versus Oliva”. Le piace recitare?
“Mi piace tanto che ho recitato anche nel film “The Cage” presentato nel 2023 alla Festa del Cinema a Roma. Il film è diretto da Massimiliano Zanin, i protagonisti sono Aurora Giovinazzo, Brando Pacitti e Valeria Solarino. Parla delle arti marziali miste – le cosiddette MMA – ed interpreto un allenatore”.
Luca D.F
Giornalista poliedrico ma specializzato in sport e spettacolo, collabora con quotidiani, periodici e riviste online vantando una lunga milizia radiotelevisiva. Ha scritto per Corriere della Sera, Il Giornale, Controcampo, Men’s Health Italia, Guerin Sportivo, Jack e Progress.