“Non poniamo limiti alle trasformazioni. Le donne in gravidanza, le persone alla guida, le riunioni di lavoro, persino i bambini… Tutti hanno bisogno di bevande senza alcol. Ho iniziato consigliando i clienti che per timore di sbagliare evitavano il vino…”
di Nello Gatti
La Head Sommelier del Kabuki di Madrid si aggiudica il titolo dopo anni di servizio, formazione e continua interazione con il pubblico. “Il mio principale obiettivo resta quello di accompagnare le persone che hanno ancora paura del mondo del vino”. Ma quali sono le analogie e le differenze di un player mondiale come la Spagna che, come noi, sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni tra domanda e offerta?
Come ti sei formata e dove stai concentrando i tuoi studi? Quali credi che saranno le future tendenze nel consumo del vino?
La mia carriera professionale è iniziata nella birreria dei miei genitori, che hanno ristrutturato la cantina di mia nonna trasformandola in una birreria che tuttora serve i residenti di Olmedo, il mio paese. Olmedo si trova a 45 km da Valladolid e a circa 145 km da Madrid. Lì ho capito che molti clienti del “Femy” (questo è il nome del locale di famiglia) condividevano una paura comune: quella di non sapere quale vino ordinare o offrire in una determinata situazione. E, ancora peggio, avevano paura del mio lavoro e si accontentavano di ordinare una birra per “paura”. Un giorno, ho visto un annuncio per un corso di degustazione di 15 giorni e ho deciso di iscrivermi. Era circa 16 anni fa e da allora non mi sono mai fermata. Oggi il vino è al centro della mia vita. Nel 2019 ho completato la formazione di sommelier professionista presso la Scuola Internazionale di Cucina presso la Camera di Commercio di Valladolid e nel 2020 ho vinto il premio Pascual Herrera (premio per l’eccellenza) come miglior promozione. Inoltre, ho completato numerosi corsi, tra cui Tecnico in enologia, WSET, Sherry Master, Sommelier esperto in vini di Jerez, Formatore accreditato in vini e aceti di Montilla Moriles, Degustatore professionista per i panel di degustazione, Maestro di sake, Direttore di destinazioni enoturistiche… una vera follia che non ha fine.
In Spagna, avete iniziato prima con il vino senza alcol. Come reagisce il pubblico e come si presenta l’offerta? È una moda per i giovani o può essere considerato un vero e proprio vino?
Penso che sia una tendenza nuova che è destinata a rimanere. Le donne in gravidanza, le persone alla guida, le riunioni di lavoro, e persino i bambini… tutti hanno bisogno di bevande senza alcol e il vino senza alcol può essere una buona opzione. Alla fine, che sia con o senza alcol, è sempre vino proveniente da un vigneto vivo e questa è una buona notizia. Perché limitare il campo?

Vino blu, vino in lattina, packaging alternativi… stiamo cercando di ampliare l’offerta per varie ragioni. Quali proposte di confezionamento alternativo ritieni utili per il futuro?
Ogni prodotto ha il suo consumatore potenziale. Tutto è benvenuto, purché rispetti la materia prima, il processo di produzione e garantisca la tracciabilità. È fondamentale che i nostri vigneti rimangano i protagonisti quando ci adattiamo alle richieste del pubblico.
Hai notato dei cambiamenti nella produzione vinicola spagnola negli ultimi anni? Qui in Italia si sta riducendo l’uso della barrique, si valorizzano i vitigni autoctoni e diminuisce la gradazione alcolica… vale lo stesso anche in Spagna?
I vini autentici, quelli che raccontano il territorio da cui provengono, la loro storia e il processo di produzione, sono sempre più apprezzati. Ogni giorno si dà maggiore valore alla cura del campo, all’equilibrio tra legno, frutta e le mani dell’enologo e del produttore. I vini rotondi, senza angoli spigolosi, stanno diventando la tendenza. Questo è un momento molto positivo, perché si cercano vini che parlano della loro storia mentre vengono degustati.

La ristorazione ha visto molte persone abbandonare il settore, spinte da una mancanza di tutele, salari adeguati e altri fattori. Com’è la situazione in Spagna e come sta evolvendo il tuo settore? Cosa manca per attrarre di nuovo le persone verso questo lavoro e verso il vino?
La parola chiave è proprio “rispetto”. Il lavoro in sala ne è degno quanto qualsiasi altro. Dobbiamo sempre ricordare il detto “tratta gli altri come vorresti essere trattato”, in entrambe le direzioni. A volte dimentichiamo che anche i camerieri, i maître, e i sommelier sono persone con famiglie, amici e hobby. Fortunatamente, in Spagna si cerca di rispettare i due giorni liberi e le 8 ore di lavoro giornaliere. Stiamo facendo passi nella giusta direzione. Inoltre, direi ai miei colleghi di non dimenticare mai che dietro ogni bottiglia di vino ci sono molte persone che dipendono da essa.
E la tua percezione sui vini italiani? Come sono posizionati in Spagna e quali sono i più venduti?
L’Italia e i suoi vini stanno vivendo un periodo di grande successo qui in Spagna. Sono molto ricercati e richiesti. L’offerta è, a mio parere, inferiore alla domanda, ma piano piano sta crescendo. Naturalmente, Lambrusco e Prosecco sono consumati da anni. Ma nel 2023 è stato registrato un record nelle importazioni di vini italiani di alta qualità, con un aumento del 18,7% rispetto all’anno precedente. Ora in Spagna è relativamente facile trovare un Amarone della Valpolicella, vini del Piemonte, Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino e Supertuscan.

Nello Gatti
Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all’estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.