Annate degustate: 2019-2018-2017-2016-2015
Di Carlo Pizzamiglio (organizzazione di Ciro Fontanesi)
Si potrebbe cominciare con il solito “C’era una volta”, ma in questa favola non c’è spazio per la retorica e le cose scontate. Già, perché non è solo la storia di una famiglia, è la storia di un legame terra /uomo dalle sfaccettature che sono ancora in divenire. Quanto sembra lontano quel 1961, quando Giacomo Bologna, carico di vibrante entusiasmo, imbottigliò la sua prima Barbera. Eppure, trascorsi poco più di 60 anni, con lo stesso fervore, Giuseppe e Raffaella continuano a tenere il riflettore puntato su Rocchetta Tanaro. La passione per il territorio è incisa nei loro geni, tramandati dal nonno Giuseppe, carpentiere con la virtù per il pallone elastico. Io, anche se solo per 5 calici, mi sono sentito parte di quella storia, e vorrei, raccontarvela. Come Christopher Nolan in “Interstellar”, noi oggi passeggeremo a ritroso in uno spazio-tempo di un giovane vigneto, Limonte, che proprio quest’anno spegne 10 candeline. Dal 2019 al 2015, sulle ali di un autoctono protagonista come il Grignolino, in vendemmia tardiva, ci troveremo a cercare quel fil rouge che possa sintetizzare un’annata e un luogo ben definiti. Allacciate le cinture di sicurezza e partiamo…
2019
Annata calda con precipitazioni nella media degli ultimi 30 anni
Ad accoglierci nel calice troviamo un invitante rosso granato, che bussa alla nostra curiosità e ci attira a sé. Al naso, complici anche i 15 gradi, subito quella viva marasca ci riporta alle tante cene in famiglia concluse con frutta sotto spirito. In bocca non demorde e mostra orgoglioso la sua giovane tempra; stretto all’ingresso per poi ampliarsi e andare a stimolare ogni singola papilla. Il tannino ancora tenace e un alcol leggermente slegato fanno da presagio ad una lunga vita che donerà sicuramente nuove emozioni. Chiude balsamico con un ricordo di erbe aromatiche in essicazione, come voler lasciare una firma della sua identità.
2018
Temperature e precipitazioni in linea con il 2019
Sicuramente il calice più difficile da decodificare dei 5. Cupo e misterioso, con un fascino introverso. Al nostro arrivo, il naso, ci pone di fronte ad un bouquet di fiori secchi, di note tostate. Con il primo movimento di polso ecco però palesarsi sentimenti dimenticati, una delicata nostalgia, quella scatola in legno di cedro in cui il nonno teneva i sigari. Quasi la puoi vedere e toccare. Sul palato un tannino elettrico ci sbalza dalla nave dei ricordi, e quasi subito è un susseguirsi di frutti scuri, liquerizia, rabarbaro. Sicuramente una versione più calda e accogliente del Grignolino precedente, che, come ultimo saluto, ci dona una delicata genziana.
2017
Seconda annata più calda degli ultimi 60 anni con scarse precipitazioni
Forse l’espressione meno complessa in questa verticale, dove clima caldo e scarsità d’acqua hanno lasciato il loro segno. Tuttavia, non riescono a strappar via quell’eleganza floreale che timidamente fa capolino dal bevante. Nella cavità orale riecheggia questa leggiadria, portata avanti da una caramella alla viola, da una ciliegia croccante, da parti quasi eteree. Il finale, non lunghissimo, riesce ben a fotografare la difficoltà di un’annata come questa.
2016
Temperature e precipitazioni in linea con la media degli ultimi 30 anni
Balsamico, balsamico…più mi soffermo sul calice e più mi riecheggia in testa questa parola. Lì per lì il mio cervello mi propone immagini in contrasto tra di loro, ma che al tempo stesso vivono in maniera sorprendentemente simbiotica. Caffè, Menta, Cioccolato, un tripudio di piaceri che mi catapultano nella mia infanzia, in quella credenza dove i miei genitori tenevano nascosto l’after eight, per timore che lo mangiassi tutto. In bocca tutte queste sensazioni sono confermate e amplificate da una vena acido/sapida e che fa vibrare le mie papille gustative. Il tannino, sapientemente incorporato, ci racconta di un’operazione chirurgica, che ha reso possibile la giusta esaltazione di questa fantastica uva.
2015
Temperature elevate, con luglio che ha battuto ogni record degli ultimi 58 anni, precipitazioni nella media
Sicuramente il Grignolino più maturo di tutta la serie, dove già al naso il calore del cuoio la fa da padrone. Un thè nero, un’oliva scura, questo è quanto ha voluto raccontarci al “primo ascolto” il nostro protagonista. Già al primo sorso si percepisce la complessità gustativa che ci si palesa davanti, dove quelle note di terziarizzazione sono ben maritate a una freschezza che quasi ingenuamente mi coglie impreparato. Il tannino ben distribuito ci racconta di note carnacee ben amalgamate ad una parte terrosa. Il finale, che ben non vuole sfigurare, si presenta lungo e composto, quasi a volersi congedare da noi, sapendo di aver lasciato il segno.