L’autrice di ‘Dracarys’, ‘A corta distanza’ e altre opere parla dei vini italiani e di come potrebbero migliorare la loro comunicazione: “Ognuno ha una sua storia e conoscerla fa nascere la passione, è anche il racconto degli uomini e delle donne che lo producono, di famiglie che si occupano di questo da decine o centinaia di anni”
di Luca D.F.
“Dracarys” (pubblicato nel 2020 da Edizioni Tabula Fati) e “A corta distanza” (pubblicato nel 2022 dalla stessa casa editrice) sono i libri più noti di Virginia Perini, giornalista, scrittrice e filosofa, ma anche esperta di vini e convinta sostenitrice dell’utilità di abbinare il vino agli eventi culturali per far conoscere entrambi al pubblico più vasto possibile.
“Dracarys” ha come sottotitolo “conversazioni metafisiche su Il trono di spade” e questo fa capire che si parla della serie televisiva che tanto successo ha avuto in tutto il mondo, anche in Italia. “A corta distanza” invece contiene una serie di interviste ai personaggi più importanti della boxe italiana: campioni, allenatori, medici, arbitri, organizzatori… Tutti raccontano con onestà la loro esperienza in uno sport che contribuiscono a tenere vivo in un Paese come l’ ltalia, in cui almeno una decina di discipline godono di maggiore successo in termini di biglietti venduti, indici di ascolto televisivi, visualizzazioni su internet e copertura giornalistica.
Due libri che hanno fatto conoscere Virginia Perini a un pubblico sicuramente più ampio rispetto a quello appassionato di filosofia: infatti sono stati presentati nel corso di eventi cui hanno partecipato moltissime persone.
Virginia, qual è il tuo vino preferito?
“Me ne piacciono molti e li divido in due categorie: quelli che bevo abitualmente e quelli che considero speciali. Tra i primi ci sono il Chianti, il Prosecco e quelli della Franciacorta. Tra i secondi Il Timorasso (un vitigno bianco autoctono dell’alessandrino e in particolare delle colline tortonesi), il Piccolit del Friuli Venezia Giulia, l’Amarone e gli altri prodotti della Valpolicella. Ho anche una passione per il Cesanese del Piglio, un rosso prodotto nel Lazio che si abbina molto bene con i cibi speziati. Mi piace scoprire la cucina degli altri paesi del mondo, abito a Milano dove ci sono ristoranti etnici in abbondanza e quindi un vino che si abbina con i cibi speziati mi si addice”.
E tra quelli esteri?
“Mi piace lo Champagne perché quando avevo vent’anni ho fatto un tour nella zona in cui viene prodotto. Ero in Francia per approfondire lo studio della filosofia seguendo un corso di due mesi organizzato all’università Sorbonne di Parigi e ne ho approfittato per conoscere quella bellissima parte della Francia”.
Cosa ti attrae maggiormente in un vino?
“La storia che c’è dietro: ognuno ha una sua storia e conoscerla fa nascere la passione per il mondo del vino. La storia di un vino è la storia degli uomini e delle donne che lo producono, di famiglie che si occupano di questo per decine o centinaia di anni. E’ anche la storia del territorio, delle sue cittadine, delle sue campagne, delle sue tradizioni. Saper raccontare questa storia secondo me è fondamentale per far conoscere anche all’estero la grande qualità dei vini italiani. L’ho imparato discutendo con la mia amica Marzia Monico che è una sommelier. Nelle Cinque Terre, ad esempio, si parla di viticoltura eroica, un particolare tipo di agricoltura che richiede uno sforzo eroico sia da parte degli agricoltori che delle specie vegetali stesse per via delle particolari condizioni ambientali in cui vengono piantate. A Vernazza esiste un vino denominato Eroico proprio per questo motivo. E’ una storia molto bella”.
Filosofia e vino: secondo te si possono abbinare?
“Certamente. Da tempo ho un’idea per realizzare questo abbinamento. Le librerie potrebbero avere una sezione dedicata alla filosofia in cui i libri sono divisi per correnti di pensiero (esistenzialismo, idealismo, materialismo, epicureismo). Mentre leggono, i clienti gustano i vini scelti da una sommelier sulla base della loro preferenza filosofica”.
Parliamo di ‘Dracarys’: come ti è venuto in mente di scrivere un libro su una serie televisiva?
“Sono sempre stata appassionata di serie televisive. ‘Il trono di spade’ mi ha appassionata più di tante altre serie tv e ne ho discusso via Whatsapp con la mia amica Alessia Flavia Vitale, un’artista creatrice di gioielli che vive e lavora tra Milano e Berlino. Ad un certo punto mi sono accorta che i Wapp riguardanti ‘Il trono di spade’ erano innumerevoli e questo mi ha dato l’idea di scrivere il libro. Il sottotitolo del libro è ‘conversazioni metafisiche’ proprio perché è stato ispirato dalle mie conversazioni con Alessia”.
E come nasce ‘A corta distanza’?
“Sono anche una grande appassionata di sport, in particolare di pallacanestro e pugilato. Il mio compagno Simone Casali è scout in Europa per conto dei Brooklyn Nets che giocano nella NBA e quindi seguo sempre il basket. Ho praticato il pugilato senza ambizioni agonistiche e l’ho seguito recandomi alle conferenze stampa e alle manifestazioni più importanti svoltesi a Milano, in quelle occasioni ho notato che questo sport interessa ad un pubblico ampio che va dai cantanti famosi ai campioni di altri sport, fino alle persone di ogni ceto sociale. Se le manifestazioni di pugilato hanno meno pubblico rispetto ad altri sport ed ai concerti, probabilmente è perché sono meno pubblicizzate. Non perché alla gente non interessi la boxe. Pensiamo ai concerti: iniziano a pubblicizzarli 6 mesi prima. Conoscendo anche gli addetti ai lavori, ho capito che hanno delle storie interessanti da raccontare. Ne ho parlato con la mia coautrice Federica Guglielmini e abbiamo realizzato il libro”.
Tra gli altri libri che hai scritto, a quali sei più legata?
“Mi hanno dato grande soddisfazione ‘Il piccolo libro dei grandi filosofi’ e ‘Il piccolo libro dei grandi psicologi’, entrambi pubblicati da Editoriale Programma (rispettivamente nel 2020 e nel 2021). Sono due piccoli manuali in cui descrivo con semplicità le principali teorie dei grandi filosofi e dei grandi psicologi. La filosofia è da sempre la mia grande passione. L’ho ereditata da mio padre, il giornalista Bruno Perini. L’ho sviluppata al liceo scientifico Leonardo Da Vinci grazie al mio professore Bruno Nacci. Mi sono laureata in filosofia all’università statale di Milano con una tesi sul periodo giovanile di Georg W. F. Hegel ed ho continuato a studiarla. Secondo me, l’atteggiamento giusto nei confronti della conoscenza è quello di Socrate che disse ‘So di non sapere’. Significa che ogni giorno si può e si deve imparare qualcosa (anche se oggi tantissime persone pensano di sapere tutto su qualunque argomento), che si deve partire dal presupposto che non si finisce mai di imparare”.
Stai lavorando a un nuovo libro?
“No, ma ad un progetto che riguarda l’intelligenza artificiale. Ne sto discutendo con un liceo di Milano”.
Luca D.F.
Giornalista poliedrico ma specializzato in sport e spettacolo, collabora con quotidiani, periodici e riviste online vantando una lunga milizia radiotelevisiva. Ha scritto per Corriere della Sera, Il Giornale, Controcampo, Men’s Health Italia, Guerin Sportivo, Jack e Progress.