Juventus-Torino, cinema e piccola guida al vino piemontese - Milano Wine Week 2022

Juventus-Torino, cinema e piccola guida al vino piemontese

Tempo di ventiquattresima giornata per la Serie A, tempo di un nuovo appuntamento con Champions Wine, la rubrica preferita dagli amanti del calcio, del vino e, diciamocelo una volta per tutte, delle cose belle della vita.

di Raffaele Cumani & Antonio Cardarelli

Finora il nostro tour eno-calcistico ci ha portato a scoprire nettari divini, accompagnati dalle punizioni di Zico, dai dribbling di Baggio e dalle cavalcate di Gullit e cullati dal ritmo di Bob Marley, dei Clash e di King Elvis, a seconda dello stato d’animo del momento.

Ma siccome il meglio deve ancora venire e la bottiglia migliore da stappare, si spera, sarà sempre la prossima, stop al momento auto-referenziale e testa alla partita scelta per deliziare la giornata pallonara. Per farlo bisognerà aspettare martedì sera, ma non per una semplice sfida di Champions League, bensì per il derby della Mole, Juventus contro Torino, ovvero Piemonte, ovvero l’Eden del vino italiano. Appassionati eno-calcistici di tutto il mondo, tenetevi forte!

Rispetto ad altri derby, quello di Torino dal punto di vista calcistico è il meno equilibrato. Per gli amanti delle statistiche, come direbbe qualcuno che forse dovrebbe rilassarsi con un bel bicchiere tra le mani, la Juventus conta 91 vittorie contro le 56 del Torino, mentre i pareggi sono stati 57. Un bel distacco, incrementato dai Bianconeri soprattutto negli ultimi trent’anni visto che il Toro, dal ’95 al 2022, ha vinto solo due volte, l’ultima il 26 aprile del 2015. Il “cuore Toro” non è mai mancato, ma lo strapotere tecnico della Juventus, almeno negli ultimi decenni, è stato palese. Una sorta di Davide contro Golia, che traslato nel mondo del vino ci porta al confronto tra i super celebrati rossi del Piemonte contro i meno noti al grande pubblico, ma non meno importanti, bianchi della stessa regione. Proprio così, viaggiando un po’ con l’immaginazione la nostra sfida enocalcistica segue lo stesso filo conduttore, vini pluripremiati e riconosciuti in tutto il mondo, e grandi sorprese in grado di sconvolgere i pronostici! Di Barolo e Barbaresco abbiamo già parlato trattando di Juventus e Torino e quindi faremo un breve giro per la regione senza trascurare gli altri vini!

Entriamo subito in clima derby, perché negli anni ’70, per non parlare degli anni del Grande Torino, i derby tra le due squadre erano molto più equilibrati. Ma nonostante una distanza andata via via crescendo, la tensione e la suspense nei derby non sono mai mancate. Un po’ come quando si entra in sala per vedere un film, paragone non casuale visto che Torino è, grazie al suggestivo Museo del Cinema ospitato nella Mole Antonelliana, la capitale del cinema italiano. Ma parlare dei migliori film sul vino sarebbe fin troppo scontato, anche se, visto che ci siamo, per stare tranquilli citiamo subito “Sideways”, “Ritorno in Borgogna” e “Un’ottima annata”. E allora perché non raccontare qualche storico derby viaggiando sul doppio binario calcio-cinema? Ovviamente sempre accompagnati da un ottimo bicchiere, non c’è neanche bisogno di dirlo… Lo spirito dell’ottimo Paul Giamatti, non ancora nelle grottesche vesti dell’impenitente bevitore Barney (nella sua Versione), ci guiderà con il piglio dell’irreprensibile e didascalico degustatore. Ok giù la maschera, non ci crediamo neanche noi…

Partiamo da un paio di derby movimentati, che ci portano dritti nella categoria “film d’azione”. Il primo è quello dell’ultima vittoria granata, il già citato 26 aprile del 2015 firmato, in rimonta, da Darmian e Quagliarella dopo il vantaggio iniziale del “Maestro” Pirlo, uno che nella stracittadina torinese entrava spesso e volentieri nel tabellino dei marcatori. Leggendo le cronache del pre e post partita, la descrizione è quella di un derby da “far west” a causa della sassaiola contro il pullman della Juventus in viaggio verso lo stadio Grande Torino: scene in stile “Mucchio Selvaggio”, per restare nel western. Se pensiamo invece al derby del 17 novembre 1991, finito uno a zero per la Juventus, ecco che l’espulsione dopo 15 minuti di Pasquale Bruno, detto O Animale, per una gomitata rifilata a Casiraghi ci fa venire in mente lo scatenato Brad Pitt di “Fight Club”.

Un derby che da solo potrebbe reggere la trama di un film è di sicuro quello del 14 ottobre 2001, passato alla storia per la buca scavata da Maspero nei pressi del dischetto del rigore. Un tranello fatale per il Matador Salas che si avvicina sicuro di spedire la Juve verso la vittoria dopo la clamorosa rimonta granata da 0-3 e, invece, deve accontentarsi di spedire il pallone in orbita. Una vera e propria “mandrakata” di Maspero, degna del miglior Gigi Proietti in “Febbre da cavallo”. Un gioiellino della commedia italiana che ci porta a Roma e ci fa pensare alla doppietta dell’ex giallorosso Rizzitelli nel derby del 9 aprile 1995, apostrofato dall’altro ex giallorosso Peruzzi con un laconico “ahò, sempre a me tocca… li mortacci tua” in un post partita molto poco sabaudo. 

Si dice che il cinema sia la settima arte, e per noi di Champions Wine il calcio e il vino possono tranquillamente posizionarsi per il momento all’ottavo e al nono posto (ma attenzione perché manca ancora il nostro voto che potrebbe confermare o ribaltare la classifica…). Ecco allora che, in tema di derby piemontesi, il pensiero corre al colpo di tacco di colui che, non a caso, porta il soprannome di un artista: Alessandro “Pinturicchio” Del Piero, che devia in rete una sassata su punizione di Nedved. Occhi dietro la testa per Alex, come un supereroe Marvel portato sul grande schermo dalla Disney. Ecco i “riflessi filmati” del derby in questione, con il commento del telecronista che scambia la magia di Del Piero per un autogol del difensore… cose che capitano…

Indimenticabile il famoso derby, del 2002, in cui Maresca esultò facendo le corna in stile Marco Ferrante, il pensiero corre a un derby con finale a sorpresa, neanche fosse la trama di “Shutter Island”. È il 27 marzo dell’83 e la stracittadina è quella passata alla storia come “il derby dei 4 minuti”, ovvero il tempo necessario ai Granata per rimontare lo 0-2 firmato da Rossi e Platini con i gol di Dossena, Bonesso e Torrisi: tutto, appunto, nel giro di 4 memorabili minuti (per i tifosi del Toro, ovviamente). Tifosi del Toro che ricordano bene il due a zero a tavolino del marzo 1976, l’anno dello Scudetto vinto con Graziani e Pulici in attacco e Gigi Radice in panchina. All’intervallo, in una scena degna del primo tempo di “Salvate il soldato Ryan”, un razzo partito dalla curva della Juventus colpisce il portiere del Torino Castellini. Il giudice mette mano alla pena e rettifica il 2-1 del campo per il Toro con un 2-0 a tavolino, sempre per i futuri campioni d’Italia.

Ma nella lunga storia del derby di Torino non sono mancate anche partite che entrambe le tifoserie vorrebbero dimenticare. Come quella del 23 maggio del 1988, spareggio per un posto in Coppa Uefa. Tensione alle stelle, partita che si trascina stancamente fino ai rigori come fosse un brutto film che si guarda solo per onorare i soldi spesi per il biglietto. Per scegliere il film da paragonare a questo scialbo zero a zero ci siamo affidati agli umori dell’internet e siamo rimasti incerti fino all’ultimo tra “Alex l’Ariete”, con un Alberto Tomba d’annata, e “Box office 3D”. Alla fine la scelta è caduta sul secondo per omaggiare la fede bianconera di Ezio Greggio. Ah, per la cronaca lo spareggio è stato vinto ai rigori dalla Juventus grazie a uno dei pochissimi acuti in bianconero di Ian Rush, attaccante baffuto famoso per una mitica scritta nei pressi dello stadio del Liverpool: “Dio salva… ma Ian Rush ribadisce in rete”. 

“Rush” è anche il titolo di un film sulla sfida tra grandi piloti e “di corsa” andiamo dunque a riprendere quella tutta piemontese tra rossi e bianchi che avevamo lasciato qualche riga sopra, prima di perderci nella memoria e nei rimandi cinematografici. Già, perché il Piemonte è rosso, si direbbe. Il suo meraviglioso nebbiolo eleva i nostri cuori con i classici Barbaresco e Barolo. Ma a noi, no, non piace vincere facile e andiamo a scomodare gli “altri” protagonisti partendo, sempre nelle Langhe, con un “semplice” nebbiolo. Il Capisme-e di Domenico Clerico è, già nel nome “capiscimi”, un bell’invito ad entrare nell’eleganza e nella spinta di questa fantastica uva. E noi, che di nebbiolo vogliamo certamente capirne di più, ci spostiamo verso Nord con quello della Cantina Produttori Nebbiolo di Carema, vino verticale dal rapporto qualità prezzo commovente, da un luogo magico da visitare una volta nella vita per magnificare il concetto di viticoltura eroica e monumentale. Non solo, andiamo anche a Gattinara, altra zona classica per il nebbiolo, con il Riserva di Travaglini, classe imperiosa e complessità al top, senza dimenticare un certo gusto estetico nella famosa bottiglia. 

E poi il Dolcetto, tornando in Langa, una religione (quasi come quella calcistica) per molti winelover, vino che se non avesse parenti così ingombranti nelle Langhe godrebbe di ben più alta considerazione. Fanno scuola quelli di Erardo Revelli, ad esempio il San Matteo Dogliani Superiore, manifesto di equilibrio.

Barbera e Champagne cantava Gaber (perché un riferimento alla musica per noi di Champions wine non può mai mancare) e il Piemonte è certamente la casa nobile della barbera (e anche di grandi bollicine che non sono Champagne, ma questa è un’altra storia…). Una di quelle che ha fatto scuola e dimostrato le potenzialità del vitigno anche fuori dalle osterie più popolari arriva dal Monferrato, il Bricco dell’Uccellone di Braida.

Insomma, il Piemonte del rosso è una corazzata inaffondabile, l’esercito persiano che sfila in tutta la sua potenza in “300”. Difficilmente battibile c’è poco da dire, come lo è stata quasi sempre la Juventus. Ma mai dire mai. Gli spartani del film ce lo hanno ricordato a chiare lettere. 

Ce lo ricordano anche i bianchi in Piemonte che, udite udite, sono strepitosi! Il Timorasso è una piccola chicca che dal tortonese sfida i grandi bianchisti. Il Montino di La Colombera, ad esempio, ha tanta materia scalpitante che tuona sulle note di idrocarburo. A Gavi il cortese diventa famoso in tutto il mondo e non solo, basta assaggiare qualche vecchia annata del Bruno Broglia di Broglia o del Monterotondo di Villa Sparina, solo per citarne alcuni, per capire la ricchezza e la sorprendente capacità di evoluzione di questi grandi vini. Per chiudere il cerchio e continuare su questa linea, tornando in Langa, anzi nel vicino Roero, l’Enritard di Cornarea è un Arneis che sorprende per complessità. 

C’è del bianco in Piemonte, e che bianco! Capacità di resistere al tempo, eleganza e caparbietà, con la tenacia di voler emergere e sorprendere in un mare di rossi! Verrebbe quasi da scomodare il “vecchio cuore” granata… 

Insomma, gli ingredienti per un bel derby ci sono tutti, mai come quest’anno. Anche perché per il Torino vincere significherebbe riportarsi sopra i cugini, che scontano un pesante -15 in classifica, e provare a chiudere il campionato prima della Juventus in classifica. La classe immensa dell’uomo delle finali, il “Fideo” Angel Di Maria, deciderà un ennesimo big match o per la banda Juric sarà il derby del “Sorpasso”? Guardando questa scena dell’omonimo film, le corna di Vittorio Gassman potrebbero essere un segnale benaugurante per i tifosi del Torino… ma la Vecchia Signora, si sa, resta sempre la squadra da battere. E noi appassionati ci godiamo l’entrata in scena mettendo in fresco i nostri bianchi e ossigenando i grandi rossi.

Ciak, si gira!

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