Cinque espressioni da portare in tavola per riscoprire l’autenticità di un territorio enoico
di Valeria Lopis Rossi
Con un patrimonio ampelografico di oltre 700 tipologie di vitigni, l’Italia è campionessa di biodiversità viticola.
Un primato che ha una declinazione regionale, con produzioni autoctone che hanno trovato la loro migliore espressione in determinati areali, favorite da combinazioni di condizioni che hanno reso ideale il ciclo vitale della pianta e tutti i passaggi a seguire fino a restituire assaggi che da Nord a Sud si distinguono per tipicità.
Per la particolare conformazione orografica il Trentino vanta una delle più concentrate superfici vitate, arrivando appena al 2% degli ettari totali coltivati nello stivale. È la ricchezza che c’è dentro le vigne a farne un piccolo inestimabile tesoretto: Schiava, Teroldego, Carmenere, Marzemino, sono i nomi di alcuni di questi gioielli trentini; poco diffusi rispetto al Pinot Nero e al Müller Thurgau, varietà rispettivamente a bacca nera e bianca, ormai assurte al ruolo di vitigni “bandiera” della regione.
Interessanti e sorprendentemente contemporanei, i rossi tradizionali del Trentino colpiscono per attitudine alla versatilità gastronomica, per essere di facile beva e di una bella riconoscibilità.
Ecco 5 espressioni in purezza da portare in tavola per riscoprire l’autenticità di un territorio di montagna vocato anche alle piccole produzioni.
Schiava Zanotelli – IGT Vigneti Delle Dolomiti
Ancora abbastanza coltivata in Valle di Cembra nella tipica forma di allevamento in pergola trentina, la Schiava caratterizza il paesaggio di questo minuscola vallata. Pare che il nome derivi dalla particolare legatura dei tralci che sembra costringere la pianta ai sostegni come una schiava. In questa etichetta in purezza, la fermentazione avviene in acciaio inox a temperatura controllata, poi riposa in bottiglia.Un bel rosa chiaretto annuncia un vino croccante e fruttato, dalla piacevole acidità. Il naso richiama frutti rossi polposi, la melagrana, il ribes, i lamponi. Vino teso e vibrante, si dimostra adatto al pasto e particolarmente incline all’aperitivo. Tutto da riscoprire.
Teroldego Letrari – IGT Vigneti delle Dolomiti
100% Teroldego che culmina la vinificazione con l’affinamento in barrique. L’olfatto presenta un vino dall’anima scura: note di more e sensazioni di bosco anticipano un impatto al palato che si rivela morbido, piacevolmente equilibrato e dalle tonalità tanniche intriganti. Dalla tradizione di una solida famiglia del vino, il Teroldego è formidabile con gli abbinamenti regionali come canederli e spätzle, accompagna molto bene le carni: agnello o capretto e arrosti.
Carmenère San Leonardo – Vigneti delle Dolomiti IGT
Fiore all’occhiello della blasonata Tenuta San Leonardo, il Carmenère è simbolo di un Trentino agricolo e tradizionale. Proveniente dalle più antiche vigne in regione, questo vino in purezza possiede una innata capacità evolutiva, dichiarata dal produttore in almeno 30 anni. Dopo la fermentazione spontanea in piccole vasche di cemento per circa 15/18 giorni con svariati rimontaggi giornalieri, fa un’affinamento per 24 mesi in barriques di rovere francese di primo, secondo e terzo passaggio. Prezioso, il naso rivela una straordinaria complessità. Al palato colpisce per spessore e tessitura tannica: intricata, fitta, ma scorrevolissima. Persistente e di sapore.
Marzemino D’Isera Etichetta Verde – Trentino Superiore DOC
Un’accurata selezione di Marzemino per ritrovare il piacere di un vino agricolo e schietto. Il Marzemino rappresenta il vino più tipico della Vallagarina, i grappoli si scorgono a colpo d’occhio grazie alle caratteristiche “ali”e al colore nero-bluastro degli acini che presentano una buccia molto resistente e pruinosa. Generoso in termini qualitativi il Marzemino non lo è altrettanto in fase produttiva, restituendo normalmente basse rese.
Rinomato per la longevità della fragranza tipica del vitigno, il gusto è pieno, l’ingresso al palato è deflagrante, restando poi armonico e gradevolmente presente con un finale lungo e sapido.
Vin Dei Molini Pojer e Sandri – Vigneti delle Dolomiti IGT
Più unico che raro, siamo davanti ad un rosato ad alta vocazione gastronomica. Carnoso e masticabile, il “Vin dei Molini” è un omaggio al paesaggio cembrano. Intanto le uve da cui è prodotto: Rotberger, un incrocio ottenuto nel 1939 a Geisenheim sul Reno, tra la Schiava e il Riesling Renano. Da queste viene fuori un calice color corallo, dal profumo delicato e gentile, leggermente aromatico, dal quale affiorano note di sambuco e ribes nero. Vino dal timbro fresco e sapido, agile al palato ma di prolungata persistenza. La performance di abbinamento migliore? Antipasti all’italiana, frutti di mare, pastasciutte e risotti, arrosti e carne bianche.