Un’osteria dove il vino parla di sé prima di essere versato: “Non si segue la moda, scegliamo con cuore e con i piedi ben piantati tra le vigne”
di Sara Calimari
Un viaggio sensoriale all’Osteria dei Francescaioli, tra cucina d’autore, identità pratese e calore autentico. Ci sono luoghi che non si visitano solo per mangiare. Ci si va per sentire. Per assaporare un’identità, una storia, una visione. L’Osteria dei Francescaioli, nel cuore di Prato, è uno di questi luoghi. Una carezza gentile nel mondo della ristorazione contemporanea, dove il fine dining si spoglia delle sue vesti più rigide per abbracciare chi cerca qualità vera e sazietà dell’anima, oltre che del palato.

Là dove l’idea si fa identità, e il gusto diventa racconto
Tutto parte da un’idea semplice, quasi rivoluzionaria: offrire un’esperienza gastronomica di alto livello, ma senza il peso dell’esclusività. Come mi ha confidato Leonardo, proprietario insieme a Matteo e Lorenzo dell’Osteria dei Francescaioli: “Nessuno, qui, si alza da tavola affamato o spaesato. Al contrario, ci si alza nutriti di sapori, di racconti, di bellezza.”
Il nome, “Francescaioli”, è un tributo poetico alla piazza di San Francesco e ai cenciaioli, gli storici commercianti di stracci, simbolo del saper fare pratese. A questo si unisce la parola “Osteria”, che profuma di legno, di casa, di una tavola calda e conviviale. Il logo? Un omaggio al rosone della chiesa di San Francesco, al cui interno fiorisce il Fiore della Vita: equilibrio, armonia, bellezza eterna. Tutti elementi che si ritrovano, con garbo e intenzione, anche nei loro piatti.

L’essenziale che emoziona: la cucina dello chef Lorenzo Nesi
In cucina, un talento giovanissimo, ma già maturo: Lorenzo Nesi, con un bagaglio costruito accanto a giganti come Pierre Gagnaire e Riccardo Valore, guida il team con una filosofia chiara: Essenzialità, Ricercatezza, Rispetto.
Le sue creazioni sono brevi racconti sensoriali: ingredienti stagionali scelti con cura maniacale, lavorati con tecniche moderne, ma mai invadenti, pensati proprio per esaltarsi a vicenda ad ogni forchettata.
Il menù è dinamico e senza fronzoli: proposte di mare, terra e vegetariane, che si alternano al ritmo delle stagioni e secondo l’ispirazione settimanale, con piatti fuori carta che sorprendono e incuriosiscono. Qui non si fa semplice cucina, ma vi è un dialogo continuo con la natura e il territorio.

Una carta dei vini che vibra di emozioni e conquista con autenticità
E poi c’è il vino, che qui non accompagna soltanto, ma racconta, accende, completa. La carta non segue le mode, né si fa abbagliare dai grandi nomi: qui si sceglie con cuore e con i piedi ben piantati tra le vigne. Le etichette arrivano da piccole realtà, da cantine incontrate, camminate, vissute da Matteo in persona, grande appassionato di vino e Sommelier Ais. Ogni bottiglia è frutto di un incontro vero, perché “il vino è una storia da conoscere prima ancora che da versare”.

Territorio come bandiera: Prato cucito tra sapori e memoria
L’Osteria dei Francescaioli è anche un atto d’amore verso Prato. Non solo perché ne porta il nome e la memoria, ma perché ne valorizza le eccellenze con fierezza e dedizione: i salumi de Il Poggiolino, gli amari e i liquori di Opificio Nunquam, i vini del Consorzio di Tutela dei Vini di Carmignano e Marchesi Pancrazi, i formaggi magistralmente affinati da De’ Magi.
Qui la tradizione si intreccia con l’innovazione come trame di un tessuto pregiato, come i tessuti per cui Prato è celebre nel mondo. Solo che questa trama si gusta, si brinda, si vive.

Un luogo dove tornare, sempre
Alla fine della cena, mentre il bicchiere è quasi vuoto e la mente ancora piena di profumi e impressioni, si ha la sensazione precisa di essere stati parte di qualcosa. Non solo clienti, ma ospiti di una visione, complici di un sogno che prende forma ad ogni servizio.
L’Osteria dei Francescaioli non è solo un ristorante: è un piccolo universo di gusto, identità e passione. Un’oasi contemporanea che ci ricorda, con grazia e sostanza, che la buona cucina non deve stupire per forza. Deve, più semplicemente, tornare a farci sentire a casa.

Sara Calimari
Curiosa e sicuramente eccentrica, racconta il mondo che la circonda, cercando sempre di trasmettere le emozioni che suscita in lei. Guarda al vino come alla più alta forma di storia del costume, indissolubilmente legato alla terra da cui nasce. Per lei, un calice è come un libro, che legge e racconta con umiltà nella sua genuinità.