La talentuosa siciliana eccelle nella pittura, nella scultura e nella fotografia: “Mio padre produce vino, lo ha imparato da mio nonno… Mi piacerebbe organizzare una mostra a Milano con un aperitivo dal sapore spagnolo con tapas, pinchos e montaditos”
Luca D.F
La siciliana Feuei Tola è un’artista poliedrica che esprime la sua arte in molti modi: dipinti, sculture, installazioni, fotografie e performance. Non ha paura di sperimentare nuove forme di espressione artistica come dipingere su delle radiografie convinta che il concetto di arte non abbia limiti. Negli ultimi mesi il suo lavoro ha avuto una notevole esposizione mediatica, perché ha organizzato due eventi in location di grande importanza storica: il Castello Mediceo di Melegnano e la Cripta della Cà Granda a Milano. Ad entrambi gli eventi sono intervenuti personaggi di primo piano del mondo della cultura, della politica, delle istituzioni e molti appassionati di arte coinvolti da Feuei Tola, la quale ha voluto rispondere alle domande dei visitatori e dei numerosi giornalisti, convinta che “un’artista debba avere un continuo colloquio con il pubblico e debba diffondere la propria arte anche attraverso i media”.
Feuei Tola è anche un’esperta di vino, passione trasmessa dal padre e dal nonno, entrambi produttori. Francesco Tola continua a farlo in Catalogna, nella zona di Baix Empordà. Feuei invece abita a Milano, ma si reca spesso in Spagna anche per esporre le proprie opere.
Feuei, qual è il tuo vino preferito?
“Quello prodotto dalla mia famiglia. Mio padre Francesco, in Spagna, produce vino nero, rosato e bianco. Lo ha imparato da suo padre Vincenzo, che aveva anche la vigna. Invece, mio padre compra l’uva a Calonge. Con l’uva Malvasia produce il vino bianco, che ha denominato Diamante. Con le uve Tempranillo e Garnacha produce il vino Rubino, che è nero. Con le uve Malvasia e Monastrel produce il vino Oro, che è rosato. È vino destinato alla produzione familiare, mio padre non lo vende, ma lo regala agli amici. Il vino nero è l’unico di 14 gradi, gli altri due sono di 13 gradi”.
In Spagna hanno un rito molto simile al nostro aperitivo: le tapas. Quali sono le differenze?
“La prima è che nell’aperitivo si paga solo il vino. Il costo di formaggi, salumi, olive, pane è compreso nel prezzo del bicchiere. Nei bar spagnoli, invece, le tapas si pagano a parte. La seconda differenza è che esistono altri due tipi di piccole pietanze da accompagnare al vino: i pinchos e i montaditos. Pincho significa stuzzicadenti, infatti sono mini spiedini con pane, carne, formaggio, salumi tipici del nord della Spagna. I montaditos invece sono piccoli panini farciti con salumi e formaggi. In occasione di una mostra importante in Italia mi piacerebbe organizzare un aperitivo in stile spagnolo con i vini della mia famiglia, tapas, pinchos e montaditos… Un’altra differenza è che in Italia l’aperitivo si fa poco dopo aver terminato di lavorare, quindi dopo le 18, mentre in Spagna i bar si riempiono dopo le 20. Questo è dovuto al fatto che in città come Barcellona molta gente cena anche alle 22 o più tardi”.
A quale progetto stai lavorando?
“Nei prossimi mesi esporrò le mie opere in una location di grande prestigio nel centro di Milano, a breve renderò pubbliche tutte le informazioni”.
Chi sono i tuoi punti di riferimento artistici?
“Sono tanti e in diversi campi. Alcuni appartengono al mondo ispanico con cui ho familiarizzato vivendoci per 14 anni. Ricordo ancora la prima volta che ho visto da vicino disegni e incisioni dello spagnolo Francisco Goya: mi travolse il suo genio che è diventato un mio punto di riferimento di forza e di pensiero. Goya è considerato il pioniere dell’arte moderna ed è spesso indicato come l’ultimo degli antichi maestri e il primo dei moderni. Provo le stesse emozioni leggendo le opere dello spagnolo Federico Garcia Lorca e dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez. Mi hanno ispirato anche dei musicisti come la costaricana Chavela Vargas (vincitrice del premio Grammy nel 2007), lo spagnolo Camaron de la Isla (considerato il più grande cantante di flamenco) e la brasiliana Maria Bethania (ha venduto 26 milioni di dischi in Brasile)”.
Tra le varie forme d’arte ti manca la letteratura. Hai pensato di scrivere un libro?
“Non fa parte dei miei progetti attuali, ma sto collaborando con il filosofo e poeta Amedeo Anelli a un libro che conterrà le sue poesie e le mie illustrazioni. Sono in contatto anche con l’ex campione europeo dei pesi medi di pugilato Emanuele Blandamura che ha scritto il libro ‘Dentro e fuori dal ring’. Vogliamo organizzare un evento che unisca arte, sport e cultura in cui saranno presentate le mie opere, il suo libro e il pubblico potrà interagire con noi”.
Il dialogo con il pubblico è molto importante per te?
“Certo, un artista deve essere sempre in contatto con il suo pubblico e deve saper comunicare usando tutti i mezzi disponibili: quotidiani cartacei e online, social media, internet. E’ fondamentale anche l’organizzazione di eventi collegati alla mostra come la conferenza stampa, un dibattito con altri artisti, la presentazione di una singola opera. Saper promuovere la propria arte è un requisito indispensabile per ogni artista”.
Luca De Franco
Giornalista poliedrico ma specializzato in sport e spettacolo, collabora con quotidiani, periodici e riviste online vantando una lunga milizia radiotelevisiva. Ha scritto per Corriere della Sera, Il Giornale, Controcampo, Men’s Health Italia, Guerin Sportivo, Jack e Progress.