La presidente delle Donne del Vino a Vendemmie parla di strategie future, giovani consumatori e… codice della strada: “Un vero disastro comunicativo, ha generato solo panico”
di Annalucia Galeone
Le Donne del Vino è l’associazione di enologia al femminile più grande e organizzata al mondo. Ad oggi le socie sono 1200 tra produttrici, ristoratrici, sommelier, enologhe, architette e avvocate del vino. Un sodalizio che accomuna professionalità che sono espressione di un universo femminile sempre più protagonista. Presidente è, dal 2023, Daniela Mastroberardino, produttrice campana. A lei, amministratore ed export manager della Terredora abbiamo posto qualche domanda per esplorare ed analizzare temi all’ordine del giorno come i cambiamenti di stili di consumo, la maggiore attenzione agli aspetti salutistici e la “criminalizzazione” del consumo del vino.
Si beve sempre meno vino. Cosa sta cambiando nei trend di consumo?
Si assiste, in questi anni, ad uno spostamento dei consumi, prima il vino era un alimento che veniva incluso nella quotidianità, la bottiglia in tavola c’è sempre stata e un consumo moderato era consigliato per una sana dieta mediterranea. Ora sta vivendo un periodo di grande trasformazione dove le abitudini del consumatore sono cambiate e diventate più edonistiche quindi più occasionali. Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Il recente rapporto Ismea ci racconta che l’Italia si conferma ancora uno di più dinamici nonostante le incertezze del contesto economico e politico, i cambiamenti di stili di consumo soprattutto tra i giovani e una crescente attenzione agli aspetti salutistici e di sostenibilità ambientali. Ci sono poi mercati in crescita come Stati Uniti, Asia e Australia. Ed è in quest’ottica che dovremo lavorare e cercare il più possibile di coniugare tradizione e innovazione tenendo come punto fermo la qualità del prodotto.

L’attenzione è rivolta alle fasce più giovani e si trascura quella dei genitori che hanno la vera capacità di acquisto. Perché?
I giovani saranno i “clienti” del futuro ed è a loro che dovremo imparare a parlare con un nuovo linguaggio e trasmettere la cultura del vino e del bere consapevole. In un recente forum che Le Donne del Vino hanno organizzato a Roma dalla ricerca condotta da Nomisma Wine Monitor è emerso che Il futuro del vino si basa in buona parte su sostenibilità, autenticità, enoturismo. Nell’incontro al quale hanno partecipato in collegamento on line le rappresentanti di 11 associazioni di vino al femminile nel mondo si è evidenziata l’importanza di intercettare i nuovi trend di consumo, in particolare tra i più giovani. È emersa l’importanza di sostenibilità e packaging eco-friendly, diventati fattori determinanti nelle scelte d’acquisto, l’interesse per edizioni limitate e nuove modalità di consumo, come il vino in lattina, particolarmente apprezzato all’estero, in particolare i nuovi consumatori dimostrano una maggiore attenzione alla qualità e agli aspetti salutistici del prodotto. Indubbiamente con un giro d’affari di 2,9 miliardi di euro nel 2023, l’enoturismo rappresenta una risorsa strategica, soprattutto per le piccole aziende. Questo settore sta conoscendo una rapida crescita, alimentato dall’aumento dei flussi turistici e dall’interesse per esperienze autentiche legate al territorio
Il calo dei consumi è un riflesso delle difficoltà economiche e sociali generali della popolazione. Forse il comparto del vino usa questi motivi come alibi per non affrontare le vere cause della crisi e riconoscere i fallimenti delle politiche economiche degli anni precedenti?
Il calo dei consumi è certamente legato a dinamiche economiche e sociali più ampie, che coinvolgono tutti i settori, incluso quello del vino. Tuttavia, il comparto vitivinicolo sta affrontando questa situazione con spirito di innovazione e adattamento, cercando strategie per avvicinare i consumatori, migliorare la sostenibilità e valorizzare il territorio. Più che un alibi, è un’occasione per riflettere su nuove opportunità e su come affrontare il futuro con maggiore consapevolezza e visione strategica.
L’entrata in vigore del nuovo codice della strada con sanzioni più severe rispetto a prima sta suscitando grande preoccupazione e dilaga il terrorismo mediatico. Come si deve rispondere?
Si la comunicazione in questo caso è stata un vero disastro, le nuove sanzioni e i controlli hanno gettato nel panico il consumatore nonostante il quadro normativo sia rimasto in sostanza invariato. Abbiamo fatto un sondaggio tra le nostre produttrici e ristoratrici donne del vino e ognuna di loro ha scelto di fare dei piccoli cambiamenti per permettere ai fruitori di consumare in libertà e serenità come le visite in azienda dove, oggi, si comincia con la degustazione per terminare con il tour nella cantina, oppure il “driver discount” una sorta di sconto sulla degustazione per chi poi deve guidare, i ristoratori dal canto loro, hanno cambiato le loro carte dei vini dando più offerte al calice e , per chi lo desidera, donano una bag per portare a casa il vino non consumato.
Fino al 1993 le cantine italiane erano chiuse al pubblico, salvo una ventina di pionieri. In molti paesi esteri il turismo del vino esisteva già. L’Italia è rimasta indietro ed è necessario un altro importante cambiamento e in quale direzione?
Non credo che l’Italia in questo senso sia rimasta molto indietro, abbiamo una ricchezza di varietà di vini e tradizioni vinicole che sono uniche al mondo e attraenti per i turisti. Ci sono molte regioni che offrono esperienze enogastronomiche di alta qualità e, negli ultimi anni, l’Italia ha iniziato a investire di più nel turismo del vino, con iniziative per promuovere cantine, eventi e tour e con un trend in crescita. L’enoturismo oggi è una realtà che porta sul nostro territorio più di 15 milioni di turisti che visitano cantine. Indubbiamente margini di miglioramento ce ne sono, tra questi la creazione di hub enoturistici, spazi poli-funzionali che favoriscano la scoperta del territorio, magneti che attraggono un turista motivato e lo portano poi a visitare i luoghi circostanti e le cantine. Creare e investire su queste strutture sicuramente incrementerebbe il flusso turistico

L’associazione delle donne del vino quali azioni sta mettendo in campo, grazie alle proprie socie, per fare contro informazione e adottare iniziative salva consumi?
Per noi il consumo passa attraverso la cultura del vino e la valorizzazione del ruolo delle donne nella filiera vitivinicola. Le donne in cantina esprimono al massimo il loro talento nel marketing, comunicazione e nel commerciale per la loro spiccata predisposizione alle relazioni incrementando le vendite. In questi ultimi anni abbiamo lavorato tanto proprio in questo senso con iniziative a respiro nazionale come il progetto “Essenze di Vite” che ha voluto valorizzare i talenti delle giovani aspiranti sommelier, economicamente sofferenti, offrendo loro delle borse di studio per frequentare gratuitamente i corsi AIS; abbiamo realizzato in collaborazione con la Regione Puglia un podcast per raccontare storie ed esperienze di donne che, attraverso la propria professionalità, il proprio carisma e facendo rete, hanno determinato l’emancipazione di un intero settore vitivinicolo; abbiamo incontrato a Roma , seppur virtualmente, le rappresentanti di 12 associazioni del vino al femminile nel mondo. Ci siamo confrontate con Cina, Austria, Australia, Nuova Zelanda, Cile, Perù e altri Paesi ancora sul ruolo della donna e sull’evoluzione dei consumi, traendo un grande arricchimento professionale, umano e personale. In questi ultimi anni, grazie alle delegate regionali e alle socie, Le Donne del Vino si è fatta carico di più di 600 ore di sperimentazione dell’insegnamento del vino in oltre 50 Istituti Turistici e Alberghieri Italiani con l’obiettivo di far diventare il vino ufficialmente materia di studio e, in questo senso, si sta interfacciando con il Ministero dell’Istruzione perché, oltre a credere nel talento femminile, crediamo nei giovani che saranno i futuri ambasciatori del vino italiano nel mondo e in grado di influenzare i coetanei in una logica di peer education.

Annalucia Galeone
Pugliese doc, golosa per natura, ama viaggiare, assaggiare e curiosare per conoscere nuovi territori, prodotti e produttori da raccontare. Giornalista, formatore, sommelier del vino e dell’olio, fa parte dell’Associazione delle Donne del vino.