Uno dei più grandi campioni di questo sport degli ultimi 25 anni si racconta: “Se volete assaggiare i miei piatti vi aspetto, in cucina si gioca di squadra. Abbiamo mille modi di preparare il baccalà, i crostacei e il pesce oceanico”
di Luca D.F.
Bruno Miguel Mascarenhas Antunes è uno dei più famosi campioni di canottaggio degli ultimi 25 anni. Non solo per i successi ottenuti nel suo sport, ma anche per i libri che ha scritto e per il suo lavoro di commentatore televisivo delle competizioni di canottaggio per RaiSport (a partire dalle Olimpiadi 2020, svoltesi nel 2021 a causa del Covid).
Nato a Lisbona il 16 luglio 1981, è diventato campione del mondo juniores per il Portogallo nel 1999, nella specialità del “due di coppia”. Gli altri titoli invece li ha ottenuti gareggiando per l’Italia. Nel 2002 è diventato campione del mondo Under 23, sempre nella specialità del “due di coppia”. Nel 2009 ha conquistato la medaglia d’oro nella specialità “otto, pesi leggeri”, ai Mondiali senior svoltisi a Poznan in Polonia. Alle Olimpiadi di Atene, in Grecia, nel 2004 ha vinto la medaglia di bronzo nella specialità “quattro senza, pesi leggeri”. I suoi successi gli hanno fatto ottenere l’onoreficenza di “Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana” (nel 2004) e la “Medaglia d’oro al valore atletico” (nel 2009).
I libri scritti da Bruno Mascarenhas sono “Cinque cerchi olimpici. Un sogno possibile” (pubblicato nel 2010) e “Commando” (nel 2019). Insomma, con le sue vittorie e le sue iniziative Bruno Mascarenhas ha contribuito a dare visibilità al canottaggio che in Italia è considerato uno sport minore. Considerazione che potrebbe avere un senso se parliamo di spettatori paganti, indici d’ascolto televisivi, visualizzazioni su internet e copertura giornalistica, ma che non ha senso se pensiamo a quanti anni si devono allenare gli atleti di canottaggio per raggiungere i risultati ottenuti da Bruno Mascarenhas. Risultati che si ottengono anche grazie al lavoro di squadra e per questo Mascarenhas è anche richiesto come consulente da aziende che vogliono sviluppare lo spirito di squadra tra i loro dipendenti.
Bruno, quali sono i tuoi vini preferiti?
“Il Ciliegiolo e i vini rossi corposi come il Brunello di Montalcino. Quando voglio le bollicine, bevo il Prosecco. Da quando mi sono ritirato dall’attività agonistica 13 anni fa, bevo un bicchiere di buon vino a cena. Quando gareggiavo ero astemio”.
Come si nutre un campione di canottaggio?
“Con una buona colazione, carboidrati a pranzo e proteine a cena”.
Parlaci della tua attività nel team building.
“Collaboro con alcune aziende che utilizzano la cucina come metodo per sviluppare lo spirito di squadra. I dipendenti vengono divisi in team che si occupano di cucinare cose diverse: una cucina i primi, una i secondi, una i contorni e così via. Preparando i piatti insieme imparano a collaborare e a dialogare in modo diverso rispetto a come si fa in ufficio e questo torna utile nella vita quotidiana aziendale. Sono un convinto sostenitore del lavoro di squadra avendo praticato canottaggio per tanti anni. Non esiste uno sport in cui il lavoro di squadra sia importante come nel canottaggio”.
Spiegaci il motivo.
“Prendiamo come esempio la specialità ‘otto’ in cui ho vinto la medaglia d’oro con la maglia della Nazionale italiana ai campionati Mondiali svoltisi nel 2009 in Polonia. L’equipaggio è composto da 8 persone più il timoniere: sull’imbarcazione sono presenti il timoniere, il capo voga, i quattro centrobarca che sono i più forti fisicamente e i due prodieri che sono fisicamente più leggeri e che sono posizionati a prua. Una cosa importante: nel canottaggio si parla sempre di imbarcazione, non di canoa. Per intenderci: Antonio Rossi era campione di canoa, i fratelli Abbagnale erano campioni di canottaggio”.
Nel canottaggio odierno c’è una squadra mediaticamente paragonabile ai fratelli Abbagnale, che divennero famosi a livello nazionale?
“Purtroppo no. Se parliamo di campioni famosi a livello nazionale, conosciuti anche da chi non è appassionato di canottaggio, siamo rimasti ai fratelli Abbagnale”.
Non si sente parlare molto del Portogallo come meta per le vacanze, mentre i poster pubblicitari, gli articoli, i servizi televisivi sulle città turistiche spagnole sono innumerevoli. Eppure Portogallo e Spagna sono sulla stessa penisola. Spiega ai nostri lettori i motivi per cui vale la pena andare in vacanza in Portogallo.
“Il Portogallo è una meta ideale per chi ama il relax, la cultura, i paesaggi, il buon vino e la buona cucina. Il nostro piatto più famoso è il baccalà che viene cucinato in mille modi diversi. Abbiamo anche tanti crostacei che non sono considerati pesce, ma un altro prodotto. In Portogallo quando si parla di pesce si intende il pescato dell’oceano Atlantico. Poi abbiamo degli ottimi salumi, i turisti devono assolutamente assaggiarli. Tra i crostacei, non dovete perdervi i granchi e i gamberi”.
Luca D.F
Giornalista poliedrico ma specializzato in sport e spettacolo, collabora con quotidiani, periodici e riviste online vantando una lunga milizia radiotelevisiva. Ha scritto per Corriere della Sera, Il Giornale, Controcampo, Men’s Health Italia, Guerin Sportivo, Jack e Progress.