Cantine regali, curiosità storiche e frecciatine all’Italia: quando il grande scrittore francese si fece cronista del calice
di Maria Vittoria Sparano
I Tre Moschettieri, Il Tulipano Nero e Il Conte di Montecristo sono senza ombra di dubbio le opere più celebri e anche le più fortunate, quelle da cui sono stati tratti sceneggiati e film per il cinema e la tv, di uno degli scrittori francesi più famosi e più prolifici di tutti i tempi: sto parlando di Alexandre Dumas.
Vissuto in pieno ‘800, nasce nel 1802 e muore nel 1870, e noto tra gli amici per i suoi “eccessi di vita” da cui probabilmente trovò sempre grande ispirazione per le sue opere, Dumas, grazie alle sue doti letterarie, fu copista alla corte del duca Filippo di Orléans, che sarebbe diventato re dei Francesi, e, per molti anni, instancabile viaggiatore. Russia, Germania, Paesi Bassi, Austria e Italia, oltre che Francia naturalmente, sono alcuni dei paesi in cui trascorse buona parte della sua vita e in cui passò molto tempo a degustare le specialità gastronomiche locali e i grandi vini dell’epoca.
E infatti, da inguaribile appassionato di buone tavole, Alexandre Dumas fu il primo a scrivere un grande dizionario di cucina in cui volle raccogliere le ricette dei pranzi memorabili a cui aveva preso parte presso le tavole più importanti d’Europa.
In questa “cattedrale gotica della gastronomia”, pubblicata post mortem nel 1873, trova spazio anche un’interessantissima sezione, piuttosto nutrita e curata, dedicata ai vini d’Europa che si chiama “Piccola guida ai grandi vini d’Europa”: insomma la prima guida ai grandi vini, quando ancora le guide non esistevano affatto.
Come premessa, forse non necessaria, ma da memorandum, ricordiamo che si tratta di una prospettiva francese – quella di Dumas appunto – che ovviamente riserva un’attenzione particolare proprio alla produzione della Francia del tempo; del resto, bisogna ricordare anche questo, fu l’800 – prima del flagello della fillossera – senz’altro un periodo d’oro per i vini francesi alle ricche corti dei potenti dell’epoca, e la Francia poteva a buon diritto vantare un innegabile primato in termini raffinatezza e capacità produttiva.
Detto ciò, va considerato che il grande e impareggiabile valore di questa guida risiede nel restituire lo spaccato di una produzione enologica, che con la fillossera sarà destinata a cambiare per sempre: Dumas ci offre un’istantanea di qualcosa che non esiste più, complici, appunto la fillossera, la tecnologia e le scoperte di Pasteur.
Vediamo più da vicino, senza spoilerare troppo, che cosa ci racconta Dumas nella sua Piccola guida: dopo un rapido excursus sulla storia più antica del vino (Egizi, Greci e Romani) l’attenzione del gourmand si sposta subito sui vini di Francia, o meglio, sulla storia della loro fama, e subito apprendiamo stupiti che i vini di Champagne devono la loro notorietà a Venceslao IV re di Boemia, che, giunto in Francia per negoziare un trattato con Carlo VI, nel 1397 soggiornò a Reims dove assaggiò “il vino dei dintorni e lo trovò così buono che consacrò tre ore al giorno, dalle tre alle sei, ad ubriacarsi”. Si fermò a Reims per un altro anno, anche dopo la firma del trattato e solo “andandosene, rivelò al delfino il segreto di questo lungo soggiorno; il delfino volle assaggiare il vino dei dintorni di Reims e lo trovò eccellente. Iniziò così la fama dello Champagne. Era lo stesso Champagne a cui pensiamo adesso? Certamente no, soprattutto perché la storia delle bollicine, della rifermentazione in bottiglia e così via, al netto delle leggende, è di qualche secolo successiva al XIV, tuttavia è sorprendente apprendere quanto ci racconta Dumas.
Ma non è l’unica cosa a sorprenderci di questa Piccola guida: ciò che appare davvero inaspettato è quanto si riporta del panorama italiano, sia in termini produttivi sia in termini di percezione della qualità delle diverse zone di produzione. Senza peli sulla lingua lo scrittore inizia a parlare dei vini italiani con una premessa non poco critica: “anche l’Italia fornisce vini famosi, ma in generale hanno più fama che valore”. Incassiamo e andiamo avanti. Subito dopo esplora il territorio a partire dalla sua punta di diamante – se ci fosse un rullo di tamburi, questo sarebbe il momento di alzare il volume – e, sorpresa delle sorprese, al primo posto della classifica del più grande gourmand dell’800 si posiziona il “Lacryma-Christi” (dall’edizione italiana Ibis 2010) e si presuppone che Dumas faccia riferimento a una versione in rosso, in quanto poco dopo scrive: “i rari campioni che restano di questo vino sono di colore vermiglio, gradevole e penetrante”.
Più avanti, nella sezione della guida in cui, riprendendo la classificazione dell’Art de boire, connaître et acheter le vin di Monsieur Maurial, compila dei veri e propri elenchi per categoria, – in cui troviamo la summa dei vini d’Europa degni di nota, per esempio “Vini pregiati rossi francesi, Vini pregiati rossi stranieri, Vini grandi ordinari francesi e dopo stranieri” e così via -, nella sezione “Vini da liquore stranieri” ecco che ricompare il Lacryma Christi inserito nei “crus più famosi” della categoria assieme al “Tokay, alla (ndr) malvasia di Madera…ai moscati rosso e bianco di Siracusa” ecc. Ora è chiaro, un po’ più di prima, di che cosa sta parlando Dumas: sono, scrive, vini rari, pregiatissimi e di cui si trovano poche bottiglie in commercio non solo per i prezzi proibitivi, ma soprattutto perché vengono ritirati dai sovrani delle zone che li producono per uso personale e come eventuali regali.
Dai vini italiani al resto del panorama europeo, addirittura un approfondimento sull’ordine in cui vanno serviti i vini a tavola, fino a norme per l’invecchiamento e per la conservazione dei vini, Dumas offre uno spaccato per lo più inedito, suggestivo e stimolante per chiunque voglia addentrarsi nel mondo del vino e iniziare a conoscerne la storia e le trasformazioni, dalle più antiche alle più recenti (ovviamente considerando l’epoca in cui visse lo scrittore), senza dimenticare e facendo proprie le parole del grande gourmand “mangiare bene e bere bene sono due arti che non si imparano dall’oggi al domani”.
Maria Vittoria Sparano
Laureata in Lettere Classiche, sommelier professionista con esperienza in importanti sale stellate e docente per corsi di avvicinamento al mondo enoico. Ha collaborato con i più importanti e-commerce italiani di vino ed è sempre alla ricerca di piccoli produttori di grandi bottiglie.