Dalla rivoluzione industriale, filosofia, letteratura ed arte hanno subìto un trauma dal quale ancora non si sono riavute. Dopo secoli passati a stabilire le relazioni dell’uomo con sé stesso, gli oggetti, i luoghi, il tempo, ecco che tutte le relazioni cambiano: non più̀ cose, ma merci, prodotti in serie. Le macchine prendono il posto degli animali, la città è un dormitorio annesso all’officina, il tempo è orario, l’uomo un ingranaggio
Italo Calvino, Sfida al labirinto in ID., Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, Milano, Mondadori, 2017
di Ciro Fontanesi
Quando si è all’interno di un labirinto si ha la certezza che esista una via d’uscita, ma al contempo si procede a tentoni per arrivarci, alle volte sbagliando, tornando indietro, avendo pazienza e soprattutto avere memoria delle strade sbagliate che portano ad un vicolo cieco.
Il tempo sembra fermarsi, non si hanno distrazioni ed è una sfida (o disfida) con se stessi e con la propria mente.
Partecipare alla quinta Disfida delle Contee a San Giovanni delle Contee nel grossetano, catapulta gli ospiti in un labirinto in cui il senso del tempo acquisisce derive proustiane verso il suo ritrovamento, come spinti da una corrente.
Il centro conta un centinaio di abitanti e in tutti i giorni della manifestazione di fine giugno 2024 si sono contate circa 500 presenze, in un rapporto di diluizione 1 a 5 in cui il liquido è il vino del contadino. L’obiettivo è proprio quello di dar voce ai vini fatti in casa per uso domestico e non commerciale, i garagisti veri a dirla bene, situati in un areale limitrofo alla manifestazione.
Ecco spuntare in pieno centro storico tavoli di legno, bottiglie di varie forme etichettate con nastri adesivi strappati con i denti e apposti sopra con il nome del partecipante a questa disfida, tappi inesistenti, temperature del liquido che esulano dagli standard del perfetto servizio. Il pubblico presente ha la possibilità di assaggiare i vini proposti, ma in disparte una giuria decreterà chi maggiormente si è distinto su tre categorie: i rossi locali, i bianchi locali e aspiranti aziende.
Ecco spuntare il vino del Mantini, Rinaldi, Carrucola, Adolfo, Ostilio. Mettere il naso dentro questi calici risucchia il bevitore in un vortice temporale e lo catapulta direttamente in un tempo sospeso tra passato e futuro in cui il senso stesso di comunità si fa liquido ed emerge in tutta la sua potenza.
I difetti passano in secondo piano e si penetra un valore culturale umano vivente che non ha eguali. D’altra parte la celebre definizione di “terroir” non contempla, come molti potrebbero pensare, il solo valore del suolo, ma altresì pone in luce il rapporto uomo-paesaggio in cui la comunità umana interagisce e prende coscienza di ciò che ha intorno.
Dopo aver visto facce corrucciate, aver storto il naso, essersi sorpresi dalla bontà e fattura di alcuni prodotti si è preso possesso, bevendo, di una comunità, di un senso di appartenenza alla Terra. L’acqua cotta con l’uovo servita per cena, le tavolate lungo la via del piccolo paese che si ferma per un giorno, il senso di convivialità e amicizia, arricchiscono ulteriormente il quadro.
Alla fine si intravede l’uscita del labirinto, ma per un giorno il senso del tempo sembra essersi fermato, la frenesia della società moderna si fa da parte e il senso di velocità del quotidiano si fa lentezza, come nei ritmi della natura, e aiuta a compenetrare meglio il valore umano del paesaggio.
Il senso della contea, del contado e del contadino ha nella sua radice il significato di colui che sta fuori (rispetto alla città), che vive fuori un determinato contesto e che vive il senso del tempo in sinergia con la natura.
La trasmissione culturale di questo senso di comunità alle nuove generazioni è fondamentale per mantenere viva la memoria e per fornire uno sguardo al futuro.
La Disfida è servita per tracciare un solco e la speranza è che altre comunità possano prendere spunto da questa moderna intuizione.